Ravenna, Darsena e verde le nuove sfide. Niente stadio nuovo

Ravenna

Un bilancio del “primo mandato”, mentre si appresta al rush finale dell'ultimo anno, tra le mura amiche della sala rossa del Pala De Andrè. Nella serata di chiusura della Festa dell'Unità, Michele De Pascale, intervistato dai caporedattori ravennati di Corriere Romagna e Resto del Carlino, Carmelo Domini e Andrea Degidi, disegna la coalizione per i prossimi cinque anni, parla del porto che sarà, lancia staffilate su sanità e infrastrutture, aggiorna sulla questione stadio e strutture sportive e indica le due grandi priorità del futuro: riassetto urbano anche attraverso la cultura e valorizzazione delle aree verdi.

Nodo alleanze

Dopo l'introduzione del segretario comunale del Pd, Marco Frati, è De Pascale a considerare l'esempio di Faenza, con l'ampia coalizione comprendente il M5S che ha portato alla larga vittoria di Massimo Isola, «un bellissimo modello perché composto su un programma che parlava della città». Per questo anche per Ravenna gli equilibri si terranno sul «valorizzare chi c'è stato fin qui, ma chiedo curiosità e apertura a chi non ha fatto per ora parte della nostra coalizione amministrativa». Marco Maiolini, esponente della galassia pentastellata ravennate e capogruppo del Misto in Consiglio, seduto fra le prime file, ascolta attento.

Gli aspetti positivi e quelli negativi

Gli viene chiesto cosa riproporrebbe nello stesso modo e in cosa cambierebbe totalmente approccio, e De Pascale fa un distinguo sulla prima parte. Di merito e di metodo. Sul merito il sindaco cita la partita del porto: «E' quella che determinava se si sarebbe giocato in serie A o B per il futuro. Se da quattro fogli e venti cause si sarebbe passati a un progetto concreto. Se siamo ormai all'inizio dei lavori, non è merito solo mio. Ma se non ci si fosse arrivati tutte le colpe sarebbero state attribuite a me». La questione metodologica il primo cittadino ravennate la rivendica in un «ufficio sempre aperto, anche a chi mi critica». E questo aspetto lo lega alle note dolenti, come la piscina «dove avevamo deciso e stavamo sbagliando». E più in generale al fatto che «per il primo anno e mezzo io non ero pronto a fare il sindaco. Doveva toccare a un altro, come ricorderete, e per questo ho dovuto studiare molto. Ora mi sento in condizioni molto diverse e penso che se vincessi ci affacceremmo a cinque anni di lavoro intenso».

La prospettiva in sanità

Si parla di cambio al vertice dell'Ausl Romagna, dei rapporti burrascosi con Marcello Tonini mentre ora con Tiziano Carradori «il primo impatto sia stato molto positivo, ma le cortesie lasciano il tempo che trovano, contano i fatti». Non ha mai nascosto il sindaco che Ravenna deve recuperare posizioni e il fronte è quello della «medicina di prossimità: sono stato criticato dai medici di base per aver evidenziato le indisponibilità che si registrano a far parte delle Case della Salute. Beh, se a Marina di Ravenna non si troveranno dottori, bisognerà mettere quelli della continuità assistenziale. Così in Darsena, dove c'è un urgenza importante».

Le due sfide: Darsena e verde

Il sindaco vede, per i prossimi cinque anni, due sfide sopra le altre. Da un lato la riqualificazione urbana, con fulcro la Darsena di città, quartiere che potrà essere volano anche dello sviluppo culturale. Un ambito nel quale il prossimo passo pubblico dovrà essere quello «della vera fruizione dell'acqua. Il suo risanamento è un tema non più eludibile e per trovare i fondi potremmo guardare anche al Next Generation Eu». E riqualificazione è la parola chiave anche per il verde: «Abbiamo un patrimonio naturalistico che deve diventare un plusvalore, al momento è quasi un limite alla nostra offerta territoriale».

Stadio, cambio strategia

Sulla fruibilità del centro storico poi «troveremo l'accordo con la Sovrintendenza sugli arredi da utilizzare, ma coi tavolini fuori abbiamo raggiunto un punto di non ritorno, non retrocederemo più». Il fronte dello stadio costruito dal Bologna Fc «si è raffreddato – riferisce De Pascale -. Per questo si penserà a risistemare il Benelli e anche l'ippodromo, dove arriveranno i campi in sintetico. Nel prossimo assestamento di bilancio un capitolo corposo riguarderà questo aspetto». Priorità dichiarata anche sul fronte infrastrutture: «Innanzitutto la variante di Mezzano, dopo possiamo parlare della E55. Se no finisce che per progettare la nuova strada, Anas retrocede sull'adattamento di quella esistente, che è improrogabile». Staffilata all'Ente pubblico anche sulla Ravegnana: «Con Forlì siamo ormai d'accordo, ma la realizzazione è in capo ad Anas, deve essere chiaro. E per il raccordo con la ss16 servirà un sovrappasso o un sottopasso». Nervi saldi poi per Maratona e Notte D'Oro per Dante: «Abbiamo avuto il dubbio sulla possibilità di procedere nonostante le norme riguardanti il Covid. Le prassi le abbiamo predisposte e sono certo ce la faremo. Se poi dovessero arrivare nuove disposizioni, ci adatteremo ad esse». N el corso dell’incontro con i due quotidiani locali organizzato dal Pd al pala De Andrè, De Pascale ha subito risposto sul punto in maniera molto articolata. Così articolata che l’unica cosa che si è capito è che ancora non ha deciso. O, se ha deciso, era meglio non dirlo. Prima ha ringraziato i repubblicani e poi il Movimento 5 stelle, mentre una parte della Ravenna a “sinistra del Pd” osservava con attenzione. E a destra? A destra – sia detto con il rispetto dovuto a una parte consistente dell’elettorato – si assiste a una sorta di palio di Siena della politica locale, dove (in mancanza di un cavallo vincente) l’importante non è tanto arrivare primi ma puntare sulla disgrazia della contrada nemica, a cui riservare feroci nerbate in attesa della partenza. A dire il vero – a più di un anno dallo strappo del Papeete – a destra, oltre al cavallo, sembrano mancare anche i fantini. La Lega vorrebbe “un candidato giovane”. Fratelli d’Italia “un candidato che sappia parlare con i repubblicani”. È chiaro che di fronte a certe richieste al momento l’unico profilo che viene in mente è quello di De Pascale stesso, ma non credo sia disponibile. Intanto la campagna elettorale è già cominciata. Ed è cominciata male. Stando ai primi segnali che arrivano nelle redazioni si prospetta velenosa e sgradevole. E se consideriamo che entrerà nel vivo nei drammatici mesi del post covid, rischia di essere uno spettacolo che questa comunità si risparmierebbe volentieri.

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