Ravenna, consiglio comunale straordinario sul palasport

Ravenna

RAVENNA - I gruppi consiliari di minoranza fanno fronte comune per chiedere alla giunta di «sgombrare il campo da qualsiasi dubbio» in merito al travagliato percorso del cantiere per il Palazzetto delle arti e dello sport: per oggi pomeriggio alle 15.30, su loro richiesta presentata unitariamente, è stato convocato un consiglio comunale straordinario nel quale si discuterà dell’argomento. Ma intanto nell’opposizione, da Fratelli d’Italia alla Lega, da La Pigna a Viva Ravenna, passando per Forza Italia e Lista per Ravenna, si sottolinea come l’unità sul tema Palazzetto rappresenti un punto di svolta, soprattutto in ottica futura: «Un compattamento propedeutico per essere una forza credibile – commenta Alberto Ferrero, capogruppo di FdI –. Si deve partire oggi per il 2026, abbiamo sbagliato in passato a ridurci sempre all’ultimo miglio. Di qui ai prossimi anni potremo essere l’alternativa che Ravenna chiede».

Una delle battaglie in cui l’opposizione intende vendere cara la pelle è dunque quella relativa alla grande opera, dal costo stimato intorno ai 20 milioni di euro, che sorgerà a fianco del Pala De André. A anticipare alcuni dei punti che verranno sollevati questo pomeriggio nella seduta del consiglio comunale è Veronica Verlicchi de La Pigna, che traccia una cronistoria del progetto, dal bando fino all’ultima interdittiva antimafia, ponendo interrogativi circa la sua gestione economica, tecnica e amministrativa: «Sarà necessario verificare – chiosa – se tutti i passaggi adempiuti dall’amministrazione siano stati fatti a regola d’arte». Numerosi i dettagli del progetto su cui Verlicchi e gli altri membri della minoranza accendono i riflettori, tutti concordi nell’attribuire al Comune una «mancanza di controllo», come nel caso delle due variazioni di prezzo del progetto esecutivo, del 10% ciascuna, che erano state presentate da Research un mese dopo la delibera con cui Cear era subentrata nel consorzio a Passarelli, colpita da interdittiva antimafia nel giugno del 2020. «Un passaggio di consegne – sottolinea Verlicchi – annunciato dal sindaco De Pascale nel dicembre del 2020, ma l’adesione di Cear al consorzio Research diventò effettiva solo all’inizio del 2021». Delle variazioni che furono presentate dal consorzio, una in particolare ha riscosso l’attenzione dei gruppi di opposizione: «In quella da un milione e 200mila euro – prosegue Verlicchi – era prevista una voce strana, un aumento dei costi di 400mila euro con la dicitura generica “costi covid”. Si trattava di mascherine e gel igienizzanti da comprare, una cifra esorbitante, perché è stata accettata senza verifiche?». Nel campionario delle critiche provenienti da centrodestra rientrano anche la mancata apertura del collegio consultivo tecnico, «prevista dal Ddl semplificazioni», e l’accettazione di un finanziamento statale da 2 milioni di euro: «Dal momento che era previsto anche un altro contributo pubblico per il progetto, pari a un milione di euro erogato dalla Regione – precisa Verlicchi – si sarebbe dovuto rinunciare a uno dei due». Infine, sotto la lente di ingrandimento dell’opposizione non possono mancare le vicende inerenti l’interdittiva antimafia emessa il 12 aprile nei confronti del consorzio Research, con particolare riguardo per le tempistiche con cui fu comunicata all’amministrazione: «Perché – domanda Verlicchi – il cantiere non è stato fermato subito?». Su questo particolare, Ferrero indica alla giunta bizantina la strada che ritiene dovrebbe essere adottata, vale a dire quella percorsa dalla regione Liguria: «Non appena si è adombrata l’ipotesi mafiosa, il presidente Toti ha rescisso il contratto con Research come era giusto fare».

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