Ravenna, Barattoni sindaco: una vittoria oltre le previsioni, tra astensione record e le eterne divisioni del centrodestra

Ravenna

Con il 58% dei voti Alessandro Barattoni vince le elezioni e sarà il quindicesimo sindaco di Ravenna della storia repubblicana.

Un voto che, in termini di percentuali, va oltre le migliori previsioni del candidato dem, con l’unica macchia dell’affluenza: Barattoni sarà infatti il primo sindaco del dopoguerra ad essere stato eletto da meno della metà degli aventi diritto. Tra ieri e domenica solo il 49,5 % dei ravennati si è recato alle urne, contro il già preoccupante 54% del 2021, quando venne ratificata la fiducia al De Pascale bis.

Per il centrodestra, invece, una nuova sconfitta. Nicola Grandi, sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia e la lista civica Viva Ravenna si ferma al 25%, molto lontano dai sondaggi girati negli ambienti dell’opposizione alla vigilia.

Staccato Ancisi che, salito sul Carroccio in compagnia della civica Ambiente e Animali e del Popolo della Famiglia, registra un 6,4% che a 85 anni lo conferma a Palazzo Merlato, dove dagli anni Sessanta occupa stabilmente uno scranno.

Terza forza d’opposizione è invece la Pigna che con il suo 4,4% entra in consiglio con almeno un esponente. Obiettivo non raggiunto dalla civica Ravenna al Centro di Maurizio Miserocchi (1,5%) e dalla Dc per Ravenna di Giovanni Morgese (1,5%).

A sinistra Marisa Iannucci (con il suo 3%) per pochissimo non riesce a entrare a Palazzo Merlato, sostenuta dalla coalizione della Sinistra radicale (Potere al Popolo, Pci, Ravenna in Comune e Rifondazione Comunista).

Il peso della vittoria

Per quanto prevista e prevedibile la vittoria di Barattoni è impreziosita anche dall’aumento del peso specifico del Pd (passato dal 36% del 2021 al 40%) all’interno della sua coalizione. Il divario tra i dem e gli alleati si è infatti allargato rispetto all’era De Pascale.

Dato che potrebbe fornire allo stesso Barattoni un raggio d’azione maggiore. Quanto maggiore lo si vedrà già da questa mattina, quando scatterà l’inevitabile sudoku della nuova giunta.

Primo nodo da sciogliere quello del vicesindaco, da un quarto di secolo territorio dove cresce solo l’Edera. Nodo ovviamente più politico che amministrativo, ma primo vero banco di prova per Barattoni. Contro ogni previsione della vigilia il derby tra Avs (4,3%) e Repubblicani (4,2%) lo vincono i Cinquestelle (4,4%) che - forse trainati dall’effetto della visita di Conte in campagna elettorale - ora potrebbero far sentire la loro voce su questa o altre partite.

Più staccati a sostegno di Barattoni si piazzano Ama Ravenna con la solita certezza di Daniele Perini (3,6%) e Progetto Ravenna che invece - al momento di andare in stampa con due sole sezioni ancora da scrutinare - si ferma al 2,4% .

L’anatomia di una (nuova) caduta

Nulla di nuovo invece sul fronte del centrodestra locale. Le urne scattano un’istantanea di un bacino elettorale fermo, ma soprattutto eternamente diviso. L’impressione è che gran parte degli astenuti siano proprio di quella parte politica. La mancanza di un candidato che potesse anche solo sperare di arrivare al ballottaggio (l’ultimo fu Alberghini nel 2016) ha tenuto lontano dal voto i suoi potenziali sostenitori. E dopo due flop consecutivi appare chiaro che non basta definirsi genericamente alternativi al potere per invocare l’alternanza. Così più che una corsa a sindaco la sfida alla destra del Pd si è quindi trasformata in una sorta di prova di forza interna di difficile comprensione per i non addetti ai lavori.

A dimostrarlo anche una campagna elettorale piatta, dove gli unici sussulti sono stati episodi di “fuoco amico”.

A giovarne è stato ovviamente Barattoni, la cui vittoria sarebbe comunque ingiusto relegare a combinato disposto di urne vuote e opposizione non pervenuta.

Il neo sindaco ha gestito con lucidità una fase di transizione che poteva nascondere insidie, compreso un voto anticipato di qualche mese per il passaggio in Regione del predecessore de Pascale. La sua campagna elettorale è stata però un percorso netto. Se nel campo largo alla ravennate de Pascale era ed è l’esperto delle sintesi, Barattoni si è posto come il sindaco dell’ascolto. Non poteva certo permettersi di invocare discontinuità, ma ha messo in chiaro di avere una sua personale cifra politica. Un tratto - umile ma non dimesso - apparso alla fine credibile in tempi di politica urlata. Per Barattoni il carro del vincitore sarà (come sempre) affollato. Ma l’impressione è che a guidarlo ci sia saldamente lui.

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