Ravenna, “Aria irrespirabile, la misura è colma”: disposti controlli sull’azienda

Ravenna

Per il sindaco Michele de Pascale «la misura è colma» e quel fastidioso odore di pesce putrefatto che attanaglia Ravenna a giorni alterni deve andarsene: è per questo che l’Amministrazione, promette il primo cittadino, «metterà in campo tutte le azioni possibili per fare cessare immediatamente gli spandimenti» di borlanda, il fertilizzante organico di origine naturale che si ottiene dagli scarti delle barbabietole e che è all’origine della puzza nauseante. Il fetore arriva da terreni a nord della città, e per la precisione da Mezzano, dove ha sede il più ampio degli stabilimenti del Gruppo Carli, quello dell’azienda agricola Tre C: è questa la ditta contro cui de Pascale, pur senza mai citarla esplicitamente, si scaglia parlando di «uso incontrollato» del fertilizzante. «Abbiamo più volte interloquito con l’azienda - spiega il sindaco - per chiedere di moderare l’utilizzo di questo tipo di sostanza ed evitarne lo spandimento con particolari condizioni ambientali che possono amplificare la diffusione o la persistenza dell’odore, come la direzione del vento o la situazione attuale con livelli molto alti di polveri sottili. La proprietà però non sembra aver inteso le nostre richieste». Così la pazienza del Comune è esaurita: ieri mattina il primo cittadino ha annunciato di aver inviato «una lettera ad Arpae e Ausl con la richiesta di avviare tutti i controlli del caso». Se le autorità competenti dovessero rilevare emissioni odorigene eccessive, fanno sapere da Palazzo Merlato, «si potrebbe anche arrivare alla contestazione di reati»: in materia la giurisprudenza deve tuttavia fare diversi passi avanti, non prevedendo a livello nazionale soglie limite, ma il riferimento è rappresentato da alcune sentenze della Cassazione. Nel 2012 i giudici del Palazzaccio si sono espressi riconoscendo che «le esalazioni maleodoranti (...) costituiscono offesa al benessere dei vicini e grave pregiudizio per il tranquillo svolgimento della loro vita di relazione» e possono quindi configurare quelle «molestie olfattive» che sono regolate dall’articolo 674 del codice penale, il “getto pericoloso di cose”. Va specificato che il problema della borlanda, sostanza di consistenza liquida e viscosa, solubile in acqua, è puramente legato all’odore spiacevole, benché non serva essere troppo attempati per ricordare afrori anche più pungenti quando i contadini concimavano le loro terre in epoche dai nasi forse meno sensibili: «Sebbene Arpae ci abbia assicurato che si tratta di un prodotto che non ha effetti nocivi per la salute e che non necessita di particolari autorizzazioni - chiarisce il sindaco - è indubbio però che crei un pesantissimo disagio alla popolazione e ai turisti, con un impatto odorigeno molesto e insostenibile che rende l’aria irrespirabile». E il Gruppo Carli cosa replica? Contattata telefonicamente, l’impresa ha preferito non rilasciare dichiarazioni a riguardo.

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