Ravenna, Alma Petroli investe e prevede assunzioni

Ravenna

RAVENNA - Un investimento di 6 milioni, che diventano 7,5 aggiungendo progettazione, know how e ricerca per individuare l’impianto che fornisse il tipo di prodotto da implementare nella produzione. Questo all’interno di un piano economico che ha previsto, fra il 2020 e il 2026, 40 milioni che Alma Petroli destinerà a ulteriori migliorie allo stabilimento e per nuova occupazione: «Eravamo 82 nel 2020, a giugno scorso siamo diventati 89. Contiamo di qui a quattro anni di toccare i cento dipendenti. Cui si aggiungono i cinque occupati all’interno della nostra controllata, Alma Services». A fornire i numeri è Sergio Bovo, amministratore delegato di Alma Petroli, che assieme al presidente dell’azienda nata nel 1957 a Ravenna, Antonio Serena Monghini, ha descritto un intervento al polo produttivo di via Baiona che viene considerato dall’azienda «un contributo concreto all’economia circolare del settore».

L’inaugurazione

Alla presenza del sindaco, Michele De Pascale, è infatti stata inaugurata la nuova unità per la produzione del bitume modificato di Alma Petroli. Un prodotto utilizzato per le pavimentazioni stradali ad alta performance e durabilità, con benefici in termini di riduzione delle emissioni acustiche e dei consumi. Contestualmente l’azienda ravennate ha annunciato di aver registrato il prodotto migliore della gamma di produzione, Alma Fastdraining, con il quale servirà i mercati italiano ed europei. «Siamo consapevoli che esistono colossi capaci di produrre più di noi», spiega Bovo. Alma Petroli si avvantaggia di essere una realtà indipendente e con il portfolio di prodotti più completo: «Abbiamo sempre giocato la nostra partita sul mercato cercando di fornire il bitume tagliato esattamente sull’esigenza del cliente – spiega ancora l’Ad dell’Alma Petroli -. Parliamo di una realtà che non ci deve fornitori solo per l’ambito dei cantieri stradali: i bitumi si utilizzano per membrane impermeabilizzanti, isolanti. Per le costruzioni industriali, per le piste aeroportuali, persino per fare i piattelli da tiro». Per questo il gruppo di via Baiona non ha voluto fermare gli investimenti nemmeno con la pandemia e ora porta avanti un progetto «che abbiamo iniziato a concepire nel 2018 – approfondisce il concetto, Bovo -. E’ un bitume mescolato a polimeri, ne abbiamo concepite varianti per clienti che ci hanno affiancati nello sviluppo e i cui dettagli sono coperti da segreto industriale».

La difficile fase economica

La diversificazione dei prodotti e dei mercati, oltre all’automatizzazione degli impianti, è la chiave con cui il gruppo presieduto da Serena Monghini, che ha confermato l’impegno degli azionisti della società ad investire nello sviluppo sul sito di Ravenna, affronta una fase «di acque agitate: noi consumiamo un milione di metri cubi di metano al mese, che abbiamo pagato anche dieci volte più del passato. Il greggio, con cui produciamo i bitumi, è raddoppiato – completa l’analisi l’amministratore delegato -. Il bitume è invece aumentato del 60 per cento e nel primo semestre 2022 la riduzione della domanda è stata del 27 per cento». Puntando su export e coprendo i vari ambiti del business Alma Petroli «mantiene fiducia nel futuro – conclude Bovo -. Abbiamo poi avviato un’interlocuzione col ministero per sostituire il metano con una "virgin nafta", di nostra produzione. Un distillato leggero semilavorato con cui daremmo una nostra risposta al problema ambientale ed economico».

Un progetto sintetizzabile in numeri significativi quello di Alma Petroli: 30 tonnellate all'ora di capacità produttiva, tre serbatoi da 90 mc per le diverse qualità di prodotto finito che il mercato richiede e una successiva espansione già progettata con altrettanti serbatoi da 90 mc.

Un passo con cui l’ azienda - nata nel 1957 a Ravenna e dal 1960 effettivamente attiva - ritiene di poter offrire «una gamma unica in Europa di un prodotto altamente sostenibile in quanto totalmente riutilizzabile. Che non produce anidride carbonica, ma la assorbe». Tappa fondamentale di un piano da 40 milioni, che si concluderà nel 2026. E che il gruppo ravennate conta di portare in fondo, nonostante i costi lievitati di energia e materie prime.

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