Ravenna. Alif , lettera aperta agli odiatori: «Il futuro non può attendere»

Ravenna
  • 22 giugno 2025

«Care cittadine e cari cittadini di Ravenna, mi rivolgo a voi non come chi cerca di giustificare la propria presenza nelle istituzioni, ma come chi porta con sé il peso dolce e urgente del futuro. Sono Hiba, e porto nelle mie mani ventenni non la fragilità dell’inesperienza, ma la forza visionaria di chi sa che il domani si costruisce oggi».

Comincia così la lettera aperta di Hiba Alif, la neo assessora ventenne del Comune di Ravenna di origini marocchine che, con la sua nomina nella nuova giunta del sindaco Alessandro Barattoni, aveva scatenato nei giorni scorsi beceri insulti razzisti sul web.

Parole offensive e violente dei soliti leoni da tastiera che hanno ormai trasformato i social in un coacervo di intolleranza e ignoranza.

Questa volta a essere presa di mira era stata appunto la giovane assessora, forse l’unica vera sorpresa della giunta del neo sindaco ravennate.

Dopo qualche giorno di silenzio, in cui Alif aveva comunque raccolto la solidarietà anche di esponenti politici nazionali (come l’ex presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini o del co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli) ieri per la prima volta Alif è tornata sui fatti con una lunga lettera aperta inviata al Corriere Romagna. Parole con cui l’esponente di Avs non solo interviene sullo sgradevole episodio, ma con cui si presenta anche alla comunità ravennate.

«Le voci che si sono levate in questi giorni - alcune di sostegno, altre di critica - sono tutte tessere di un mosaico più grande: quello di una città che si interroga sul proprio futuro. Ed è proprio di questo che voglio parlarvi. Non del passato che divide, ma del futuro che unisce. Quando cammino per le strade di questa città - la mia città, dove sono nata, cresciuta, dove ho imparato a sognare - vedo una Ravenna che pulsa di energia giovanile spesso inascoltata. Vedo ragazze e ragazzi che hanno idee brillanti per la sostenibilità ambientale, che immaginano spazi urbani più vivibili, che inventano soluzioni digitali per problemi antichi.

La mia nomina non è un esperimento: è un riconoscimento. È il riconoscimento che l’energia, la creatività, l’urgenza del cambiamento non possono più aspettare in anticamera mentre il mondo corre veloce verso sfide che richiedono risposte nuove. Tra le deleghe che mi sono state affidate c’è l’Agenda 2030. Non la vedo come un elenco di buone intenzioni, ma come una mappa del tesoro dove il tesoro è il pianeta che lasceremo ai nostri figli».

Il futuro e i giovani

«Immagino una Ravenna - continua Alif - dove ogni giovane possa permettersi una casa dignitosa, dove le politiche abitative non siano solo numeri su un bilancio ma risposte concrete a chi sogna un futuro nella propria città natale. Immagino quartieri dove generazioni diverse si incontrano, si parlano, si arricchiscono a vicenda». Poi una risposta a chi in questi giorni ha criticato la delega alla Pace affidata alla neo assessora: «Qualcuno l’ha chiamata “fuffa”. Io la chiamo urgenza. Perché la pace non è solo l’assenza di guerra: è la presenza di giustizia sociale, è l’inclusione che sconfigge la paura dell’altro, è la cultura che vince sull’ignoranza. Ravenna ha una storia millenaria di incontri tra popoli, culture, fedi diverse. I nostri mosaici bizantini parlano di bellezza che nasce dalla diversità dei colori. Noi possiamo essere oggi quello che i nostri antenati furono allora: costruttori di ponti, tessitori di dialoghi, custodi di una convivenza che è ricchezza».

Poi un passaggio sull’aspetto generazionale e sullo scetticismo mostrato da alcuni sulla sua giovanissima età: «So che molti si chiedono se sia giusto affidare responsabilità così importanti a chi ha vent’anni. La mia risposta è semplice: guardate il mondo con gli occhi di chi ci dovrà vivere per i prossimi settant’anni. Vedrete che l’urgenza del cambiamento non può aspettare la gradualità dell’esperienza.

Non sono qui per rappresentare solo i giovani. Sono qui per rappresentare quella parte di ogni ravennate - giovane o anziano - che crede che si possa fare meglio, che si debba osare di più, che si possa sognare in grande pur rimanendo con i piedi per terra. Oggi - conclude Alif - vi propongo un patto. Non vi chiedo di fidarvi ciecamente di me, ma di fidarvi della vostra stessa capacità di cambiamento. Vi chiedo di lavorare insieme per una Ravenna che sia faro nel Mediterraneo: per la sostenibilità, per l’innovazione, per l’accoglienza, per la pace.

Ogni progetto che porterò nelle aule istituzionali, ogni proposta che nascerà dal mio assessorato, sarà frutto di ascolto. Ascolto dei giovani, sì, ma anche di chi ha costruito questa città prima di noi. Perché il futuro si scrive solo quando le generazioni si parlano invece di combattersi. Chiudo con una promessa che è anche una sfida: giudicatemi per quello che farò, non per quello che sono. La mia età, le mie origini, il mio genere non sono né debolezze né punti di forza: sono semplicemente parte di chi sono. Ma quello che conta davvero è quello che faremo insieme per questa città».

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