Era accusato di tentato omicidio il 17enne tunisino che nella notte dello scorso 15 luglio ha accoltellato un ragazzo di 16 anni in piazza Duomo, figlio dell’ingegnere Francesco Patrizi. Ieri l’accusa è stata riqualificata in lesioni personali aggravate dai futili motivi e dall’aver agito armato di coltello, condannandolo con rito abbreviato a un anno e dieci mesi.
Il caso accese la miccia del dibattito sulla sicurezza in centro e sulla gestione dei minori non accompagnati in carico alle comunità, per poi esplodere in manifestazioni pubbliche cariche di tensioni che si sono riverberate fino a una manciata di settimane fa, ad esempio con il corteo del comitato “Remigrazione” che, sfilando per via Diaz, ha ricordato proprio l’episodio di questa estate. E un ruolo di primo piano nell’alimentare la discussione sul tema lo ha rivestito il padre stesso della vittima, l’ingegnere Patrizi, che subito dopo l’accoltellamento ai danni del figlio aveva annunciato la volontà di «farsi giustizia da solo» salvo poi mitigare i toni di questa uscita a caldo. La stessa famiglia Patrizi si è costituita parte civile nel processo affidandosi all’avvocato Giampaolo Colosimo; a difendere il 17enne era invece la legale Paola Mercadante, del foro di Ferrara.
Se la vicenda processuale si è conclusa ieri a Bologna nel tribunale per i minorenni, lo strascico di quella notte di violenza in pieno centro storico - nata da un commento sgradevole rivolto dal 17enne alla sorella della vittima, che intervenne in difesa della ragazza - non è ancora esaurito in città. Anzi: solo un mese fa, l’8 novembre, il figlio di Patrizi è stato vittima di una seconda aggressione, una sorta di spedizione punitiva. Il ragazzo era infatti uscito da scuola e stava raggiungendo la madre che lo attendeva in zona stazione: lungo la strada avrebbe incrociato un gruppo di adolescenti, tra i quali anche il 15enne che a luglio avrebbe pronunciato le parole offensive contro la sorella del giovane, innescando la reazione del fratello e l’accoltellamento da questi subito. La discussione si sarebbe spostata nella zona dei giardini Speyer, dove il più giovane dei due ragazzi avrebbe estratto un coltello puntandolo contro il 17enne. Provvidenziale l’intervento dei carabinieri in zona, che hanno arrestato il 15enne, identificando e denunciando successivamente anche l’altra persona, un 18enne. Una spirale di violenza tra minorenni che ieri ha trovato un primo pronunciamento della giustizia in tribunale: un anno e 10 mesi la condanna inflitta al 17enne.