Condannato a 8 anni per violenza sessuale sulle due nipoti all’epoca dei fatti minorenni. Prescritti i contestati abusi più risalenti nel tempo. Prosciolto dall’accusa di istigazione al suicidio, per le lesioni autoinferte da una delle due ragazze - stando alle contestazioni - in seguito ai traumi psicologici patiti per colpa dello zio acquisito. Questa la sentenza pronunciata ieri pomeriggio dal collegio penale presieduto dal giudice Cecilia Calandra nei confronti di un 40enne. Una condanna che quasi raddoppia la richiesta della Procura, che al termine della requisitoria aveva chiesto 4 anni e mezzo.
Il caso riguarda fatti avvenuti a partire dal 2012. Quello l’anno nel quale sarebbero iniziati i primi contatti tra lo zio e le nipoti. Comportamenti inopportuni e proibiti, che avvenivano mascherando palpeggiamenti sempre più audaci dietro atteggiamenti paternalistici e protettivi. Sarebbero accaduti entro le mura di casa, nelle abitazioni di famiglia situate a Ravenna e in altre due località della provincia. In certi casi il 40enne si sarebbe mostrato addirittura geloso nei confronti della più piccola delle due ragazze, insistendo per conoscere dettagli intimi come i rapporti che la giovane aveva con il fidanzatino di allora. Abusi e atteggiamenti morbosi si sarebbero poi protratti nel tempo, anche dopo il compimento della maggiore età.
Proprio la più giovane delle due ragazze, crescendo, avrebbe maturato dentro di sé il trauma degli abusi subiti, arrivando a tentare per tre volte il suicidio. L’ultimo episodio risalirebbe al 2020, avvenuto in una casa protetta, preceduto da un secondo nel febbraio dello stesso anno. Gesti estremi, ricollegati dall’accusa a quanto vissuto e inquadrati nell’accusa di istigazione al suicidio. Il collegio tuttavia ha prosciolto l’imputato su questo fronte; saranno le motivazioni della sentenza a spiegarne la ragione, dovuta probabilmente alla prognosi delle lesioni riportate.
Alle due ragazze, costituite parte civile con gli avvocati Simone Balzani e Monica Miserocchi, i giudici hanno riconosciuto un risarcimento provvisionale di 35mila e 25mila euro, da quantificare in separata sede civile.
Quella di ieri è la seconda condanna riportata dall’imputato nell’ambito di un’indagine ancora più ampia. In primo grado è già stato condannato a 6 anni come mandante di uno stupro punitivo eseguito dal fratello 43enne sulla nipote più grande. Il 3 febbraio del 2021 la ragazza fu infatti violentata per essersi rifiutata di ritirare la denuncia nei confronti del 40enne per gli abusi subiti. L’esecutore materiale, che secondo l’accusa agì insieme ad altri due soggetti rimasti sconosciuti, è stato condannato a 8 anni. Sentenza sulla quale è ancora pendente l’appello.