Un ricordo indelebile, terribile, inconfessabile. Un abuso sessuale subito da piccola quando aveva 11 anni appena. L’aveva violentata uno di casa: lo zio. Per questo si era tenuta tutto dentro, nel timore che quanto accaduto avrebbe potuto sfasciare quelle certezze e quegli affetti che a quell’età risiedono ancora tra le persone più care della famiglia. Poi però era crollata. La sua confidenza aveva portato alla condanna a 9 anni del parente, all’epoca 22enne. Ora la Corte d’appello di Bologna ha riformato la sentenza, rideterminando la pena a 5 anni e 6 mesi di reclusione, escludendo l’aumento determinato dall’aggravante riconosciuta in primo grado.
Ravenna. Abusa della nipotina di 11 anni, pena ridotta per lo zio
La confidenza via chat
Il caso risale al 2016, ma è giunto a sentenza in tribunale a Ravenna solo nel marzo del 2022. Un’attesa dovuta a più circostanze: il fatto che la vittima avesse atteso ben un anno prima di raccontare l’accaduto, e la successiva richiesta di archiviazione impugnata dall’avvocato Claudio Cicognani, legale della madre della giovane, che aveva di fatto portato all’apertura del processo.
La bambina si era inizialmente confidata via chat con un coetaneo. Gli aveva rivelato il trauma vissuto nel silenzio nei mesi precedenti; una violenza subita nella camera da letto della casa degli zii ai quali i genitori l’avevano affidata. Cogliendo la gravità del fatto, l’amico si era imposto: le aveva detto, «se non lo denunci tu, lo faccio io». A quel punto la piccola era scoppiata in lacrime, parlandone prima con il patrigno, poi con la madre.
Le indagini
Non era stato semplice andare avanti. Le indagini, le testimonianze, la necessità di ricordare tutto, il più possibile di fronte agli inquirenti; difficoltà che in un primo momento avevano portato a ritenere contraddittorio e non affidabile il racconto della vittima, portando a una richiesta di archiviazione. Poi però il fascicolo era stato avocato dalla Procura Generale di Bologna, incardinandolo in quel binario che in primo grado si era concluso con la condanna a 9 anni.
L’appello
La sentenza è stata però impugnata dall’imputato, assistito dall’avvocato Lorenzo Valgimigli. Nei giorni scorsi la Corte d’appello di Bologna ha ridotto la pena. Di fatto, una mera questione di calcolo. Confermati i risarcimenti alle parti civili: la madre della giovane, alla quale in primo grado era stata riconosciuta una provvisionale di 50mila euro, e le associazioni Unione delle Donne in Italia, Dalla Parte dei Minori e Linea Rosa (rappresentate dalle avvocate Sonia Lama, Manuela Liverani e Cristina Magnani) con mille euro ciascuna.