Truffa dei diamanti: «Svaniti 400mila euro a trenta ravennati»
Il sistema
Le modalità di collocamento dei diamanti, stando alle indagini della Procura di Milano, è abbastanza collaudato. Durante un colloquio in banca al malcapitato viene proposto un investimento “sicuro”. Un cosiddetto bene rifugio, che per di più non è nemmeno sottoposto come l’oro alle influenze politico-valutarie. Stando agli opuscoli per i risparmiatori ci sarebbe solo da guadagnare, con un capitale investito in diamanti che verrebbe costantemente rivalutato. Quando nel mondo della finanza i guadagni vengono dipinti come esageratamente sicuri, però, spesso rischiano di celarsi tutta una serie di “non detti” che poi si possono tramutare in truffa. È il caso delle due società leader in Italia per la vendita dei diamanti, la Intermarket Diamond Business e la Diamond Private Investment, i cui vertici sono ora sotto indagine insieme a cinque istituti di credito italiani. Secondo l’accusa le quote delle pietre sarebbero state falsificate fino al 200% del valore reale. Speculazione resa possibile dal fatto che ad oggi una quotazione ufficiale del diamante non esiste. E così, i risparmiatori, si sono trovati con in mano un pugno di mosche. «Federconsumatori - scrivono dall’associazione - è stata praticamente l’unica associazione di consumatori della provincia a scendere in campo in difesa dei risparmiatori. Ora vi è un nuovo problema: occorre che i proprietari dei diamanti tuttora depositati in Intermarket ne ottengano la restituzione, inoltrando domanda alla curatrice del fallimento. Le banche che hanno promesso di restituire il capitale investito (Unicredit, MPS), o di corrispondere almeno un sostanzioso indennizzo (Banco BPM), chiedono di verificare che i diamanti siano in possesso degli acquirenti. Invitiamo perciò tutti coloro che non hanno ancora ottenuto la restituzione dei diamanti a rivolgersi a Federconsumatori, per ottenere quanto è a loro dovuto». (A.CIC. )