Ravenna, nuovo stop in pialassa: gli operai vanno via, lavori fermi

RAVENNA. La grande opera di riqualificazione della pialassa Piomboni si è di nuovo arenata. Sono passati cinque anni da quando il progetto per l’area naturalistica venne fermato la prima volta - in quel caso per via del cambiamento dei parametri ministeriali sui livelli di idrocarburi con cui riempire le barene. Poi la ripartenza annunciata con entusiasmo che, però, oggi deve registrare un altro brusco stop. I lavori da qualche giorno sono infatti stati sospesi a data da destinarsi. Chi frequenta la valle per passione si era posto la domanda del perché, da un giorno all’altro, gli operai fossero spariti dalla pialassa. E ora finalmente arriva la risposta: la Piacentini costruzioni - società appaltante - non ha il materiale per portare a compimento le arginature e, di conseguenza, terminare l’opera. La causa non è certo ascrivibile alla Piacentini, ma piuttosto ai monitoraggi di Arpae che hanno sancito come il terreno inizialmente destinato alla realizzazione degli argini, in realtà, non sia adatto.

Questo ha comportato una brusca frenata da parte della società modenese e dei suoi subappaltatori. Con gli operai che hanno fatto le valigie e se ne sono tornati a casa. Si allontana così sempre di più la speranza di vedere la riqualificazione del Piomboni terminata entro l’estate, così come era stato annunciato anche poche settimane fa.

La reazione

Alla sospensione dei lavori sono seguite due “reazioni” da parte della Regione e dell’Autorità portuale di Ravenna. L’Ente di viale Aldo Moro ha chiesto e ottenuto la proroga di un altro anno per terminare il progetto. Ap ha invece recentemente presentato ad Arpae una procedura per il recupero e il trattamento di rifiuti classificati come “R5”.

Detta così potrebbe sembrare poca cosa, ma il caso diventa però interessante perché i “nuovi” materiali su cui l’agenzia regionale dovrà indagare - così come gli è stato chiesto dagli uffici di via Antico Squero - sono quelli parcheggiati da anni dentro una delle note casse di colmata sui terreni di Sapir. Proprio quella sorta di “parcheggio di fanghi” considerato abusivo per il quale, il 18 gennaio scorso, sono stati condannati l’ex presidente dell’Autorità portuale di Ravenna Galliano Di Marco e i due ex amministratori di Cmc Dario Foschini e Maurizio Fucchi.

Unica soluzione?

La speranza di Ap, qualora Arpae dovesse ritenere quei fanghi idonei per l’ultimazione delle arginature del Piomboni, è quella di prendere i celebri “due piccioni con una fava”. Da una parte darebbe il via allo svuotamento di quelle casse di colmata e dall’altro avrebbe tutto il materiale che serve per concludere una volta per tutte la riqualificazione della pialassa da 32milioni di euro.

Secondo Dino Piacentini, numero uno della Piacentini costruzioni spa, una volta ricevuto il terreno non ci dovrebbero essere altri intoppi per il fine lavori. Nonostante la sua azienda ad ottobre abbia fatto richiesta di concordato preventivo al tribunale di Modena, Piacentini ci tiene a sottolineare che il progetto Piomboni «è al sicuro». «Abbiamo terminato la realizzazione di tutti i canali mareali e il lavoro delle draghe è ultimato (lavoro in parte subappaltato a Cmc, che l’ha terminato quasi del tutto prima di fare anche lei richiesta di concordato in bianco). Ora attendiamo il via per gli argini». Il problema è che nel frattempo, come testimoniato recentemente dal Corriere, la pialassa sembra che si stia rapidamente “seccando”.

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