Ravenna, pazienti palpeggiate durante le visite, medico condannato a 3 anni e mezzo

Le visite choc
Le indagini nei confronti del medico – ora 55enne – erano partite nel 2014, dopo la denuncia di una paziente. L’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Monica Gargiulo aveva portato in prima battuta all’arresto del dottore, aprendo parallelamente un procedimento che si è concluso in primo grado con la condanna a sei anni, poi ridotta a tre anni e sei mesi in appello. Le numerose testimonianze raccolte dalla squadra Mobile su una serie di comportamenti considerati “seriali” hanno invece protratto sino a ieri il procedimento parallelo per violenza sessuale, nel corso del quale sono stati sentiti personale sanitario, consulenti tecnici e alcune ex pazienti.
Un racconto choc, quello riferito a porte chiuse in una delle ultime udienze da una delle vittime. Si era dovuta fermare per qualche istante per riprendersi dalle lacrime nel ricordare le visite alle quali si era sottoposta. In due diverse occasioni la ragazza era stata visitata senza biancheria intima, a carponi o prona sul lettino, sottoponendosi alle pratiche tutt’altro che ortodosse del medico.
La sua testimonianza, coerente con quella di altre storie già emerse nel corso del procedimento parallelo a carico di Rulli, aveva portato anche il pm a definire nel corso della requisitoria “seriale” la condotta dell’imputato, prima di chiedere la condanna a nove anni.
Il finto questionario
Era inoltre emerso che il medico sottoponeva alle pazienti anche un finto questionario, che asseriva essere stato commissionato dall’Ausl per specifici problemi vascolari, la cui regolarità è stata poi smentita anche dal direttore dell’azienda sanitaria. Per l’accusa, quel test era finalizzato invece a legittimare toccamenti che nulla avevano a che fare con fantomatiche indagini angiologiche autorizzate.
Il 55enne, difeso dagli avocati Luigi Stortoni e Fabrizio Basile di Bologna, ha sempre sostenuto la professionalità del proprio operato. Nei suoi confronti il collegio penale ha riconosciuto l’ipotesi attenuata della violenza sessuale, affidando a suo carico anche il pagamento delle spese legali.