Ravenna, nel Museo da 22 milioni i riscaldamenti vanno poco, visitatori al freddo
Per constatarlo, dopo alcune segnalazioni arrivate in redazione, abbiamo fatto un giro ieri pomeriggio intorno alle tre e dopo un’ora di passeggiata tra i reperti, tra cui alcune riproduzioni in simil plastica che lasciano l’amaro in bocca (come la “Stele funeraria della famiglia dei Longidieni”), siamo dovuti uscire per riscaldarci.
Il museo
Non nasconde il problema nemmeno il direttore della fondazione RavennAntica Sergio Fioravanti, che evidentemente è stato avvertito anche lui delle lamentele fatte da qualche visitatore. «Purtroppo negli ultimi giorni si è verificato un drastico e repentino calo delle temperature nella nostra zona - spiega - e questo ha reso più difficile riscaldare il grande ambiente che abbiamo creato con Classis. In ogni caso siamo corsi ai ripari e abbiamo provveduto ad alzare le temperature dell’impianto di riscaldamento e stiamo cercando di capire quali siano le condizioni migliori. Non è certo un segreto che un grado in più o in meno in un ambiente così grande possa fare una differenza notevole in termini di costi. In ogni caso, ripeto, abbiamo provveduto».
E i bagni?
Forse sarà stata la maledetta sfortuna, ma ieri pomeriggio entrando dentro il museo la prima opera in cui ci siamo imbattuti non è stata un’anfora di qualche millennio o la riproduzione di un capitello, ma un foglio dimensione A4 con scritto “Bagno fuori servizio”. Ma come, un’opera nuova di zecca, costata la bellezza di 22 milioni di euro, inaugurata appena 17 giorni fa e già i bagni sono fuori servizio.
Sorvolando però sulle questioni igieniche, non c’è dubbio che in quanto a impatto visivo Classis faccia la sua figura. Già a partire dall’esterno, con quell’ingresso mozzafiato dove troneggia il bellissimo “Mosaico dell’onda” realizzato da Andrea Mandara e Paolo Racagni.
L’interno, a parte il clima, sembra invece un po’ troppo dominato da plastica e nuove tecnologie e un po’ poco dai reperti, ma non c’è dubbio che ci si trovi davanti a una storia ben raccontata delle origini della nostra città. Un percorso sicuramente con qualche sbavatura, come alcune riproduzioni di reperti fatte realizzare in un materiale molto simile alla plastica che infondono una certa freddezza al visitatore. E diciamo che di freddo, al momento, non ce n’è bisogno.