«Sanzioni a raffica per ripicca». Ma il maresciallo di Ravenna si difende dalle accuse
La difesa
«Il primo a segnalarmi quello stallo di “carico e scarico” fu un mio condomino, facendomi notare come in realtà vi parcheggiasse chiunque – ha raccontato ieri l’imputato –. A quel punto ho iniziato ad informarmi per capire quale fosse la normativa in materia e poi ho dato incarico ai carabinieri che facevano servizio in zona, quando passavano, di controllare il parcheggio e segnalarmi le targhe di chi vi sostava». A quel punto il militare non faceva altro che fare una visura del mezzo e, se considerato non idoneo al parcheggio, faceva partire la multa. È servito l’intervento dei superiori del maresciallo per far cessare la raffica, che gli hanno intimato a più riprese di smettere di fare quelle sanzioni.
L’ex colonnello in aula come teste
Tra coloro che si interessarono del caso anche l’allora comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Guido De Masi, anche lui comparso ieri mattina in tribunale per testimoniare.
«Il nostro compito è quello di occuparci di ordine e sicurezza pubblica – ha specificato De Masi –, le multe per divieto di sosta non sono nel nostro dna. Quando abbiamo riscontrato questa anomalia, ho quindi informato la procura, dando il via agli accertamenti. Inizialmente pensavamo fossero in molti i coinvolti, poi invece scoprimmo che si trattava solo del maresciallo, che addirittura in certe occasioni coinvolgeva anche carabinieri in servizio antidroga per queste multe. A quel punto gli feci intimare di smetterla con le sanzioni, anche perché sembrava proprio che dietro vi fosse un motivo di inimicizia personale».