Ravenna, Cagnoni torna in aula ma come testimone per un furto nella villa dell’orrore

Ravenna

RAVENNA. Matteo Cagnoni torna in aula, nella veste questa volta non di imputato ma di testimone. Già dal suo ingresso si nota come il dermatologo condannato all’ergastolo per la morte della moglie non sia più quello di qualche mese fa. Questa volta si presenta senza cravatta, ma con un semplicissimo jeans chiaro e una camicia bianca sbottonata sul colletto. Questa volta non sembra a suo agio di fronte al microfono e legge con lunghe pause la formula di rito con il quale si impegna a dire la verità e per tutta la testimonianza parla a bassa voce e col capo chino. Ma anche se forse preferirebbe non essere tornato a Ravenna, deve farlo per il padre Mario, parte lesa in questo processo per un furto perpetrato da uno straniero il 9 novembre del 2014 proprio in quella che due anni dopo diventerà la villa dell’orrore.

Dopo la prima domanda del pubblico ministero, il dermatologo si avvicina al microfono e inizia a raccontare di quella notte di novembre, quando verso le undici e mezza ricevette una chiamata dalla vigilanza, perché nella villa di via Padre Genocchi era scattato l’allarme. Quella sera la famiglia si trovava a Firenze. «Al telefono rispose mia moglie» inizia Cagnoni. E subito la mente vola verso il ricordo di Giulia Ballestri. «Le dissero che era scattato l’allarme nella casa e a quel punto mi passò la telefonata. Dalla vigilanza mi dissero che sarebbero andati a controllare». Inizialmente nella villa non viene trovato nulla di strano, ma dopo qualche minuto i carabinieri, che sopraggiungono sul luogo, trovano un uomo e lo fermano per tentato furto. Dopo due giorni il dermatologo torna a Ravenna e va a sporgere denuncia a nome del padre contro il presunto malvivente, difeso dall’avvocato Luca Casadio, e poi si reca dentro la villa insieme a due amici e a Giulia, per fare una stima dei danni subiti. Ma è alle domande dell’avvocato della difesa che Cagnoni torna a premere forte su un tema, che più volte aveva tirato fuori nel corso del processo per omicidio. Ossia i tanti furti o tentativi di furto di cui era stata protagonista la casa di via Genocchi. Come a voler rimarcare ancora una volta, anche se ieri non c’entrava nulla ai fini processuali, che Giulia in realtà sarebbe stata uccisa da un presunto ladro entrato nella villa quella notte. Poi il processo si chiude e il dermatologo ravennate si allontana per tornare in carcere a Bologna, scortato da tre agenti della polizia penitenziaria. A.CIC.

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