L’omaggio in musica di Muti a Gardini. Un’emozione da vivere anche in piazza
Una figura, quella di Gardini, che certamente ha lasciato un segno in questa città, e non solo, proprio nel versante culturale, per esempio promuovendo la realizzazione di uno spazio come il Pala de André, luogo privilegiato per l’attenzione all’arte contemporanea (un’opera per tutte, il “Grande Ferro R” di Alberto Burri) e che negli anni è divenuto punto di riferimento fondamentale per eventi sportivi ma anche culturali, basti pensare ai grandi concerti che lo affollano a ogni edizione di Ravenna festival. Festival che proprio Gardini ha sostenuto con convinzione fin dall’inizio. Allora non stupisce che Riccardo Muti renda omaggio all’amico scomparso con un concerto che idealmente chiude questa edizione di Ravenna festival intrecciandosi al tempo stesso con l’Accademia dell’Opera italiana che il maestro dedica ai giovani interpreti.
Il programma
Una serata nel segno della grande tradizione operistica italiana, ma con uno sguardo rivolto alle tinte e ai risvolti sinfonici che i nostri compositori, protagonisti del clima culturale europeo, negli ultimi decenni dell’Ottocento e fino ai primi del Novecento seppero imprimere alle loro opere, padroneggiando il linguaggio orchestrale ben oltre le esigenze della scena. A parte il lirismo estatico di Contemplazione di Alfredo Catalani – eseguito per la prima volta a Parigi, nel 1878, in occasione dell’Esposizione universale – e la dolce malinconia del Notturno op. 79 n. 1 scritto nel 1891 da un pioniere della rinascita sinfonica italiana come Giuseppe Martucci, il programma si dipana attraverso pagine che si sono conquistate una propria “autonomia” ma originariamente sono state pensate come parte di titoli operistici. Classici come gli intermezzi “veristi” da Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, da Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, e da Fedora di Umberto Giordano. Poi quello dalla Manon Lescaut del grande Giacomo Puccini. Ma il Riccardo Muti non rinuncia a volgere lo sguardo al compositore simbolo dell’identità musicale italiana: Giuseppe Verdi. Dal terzo atto dei Vespri siciliani, l’Orchestra Cherubini esegue i ballabili intitolati “Le quattro stagioni”. Il concerto inizia alle 21.