«Venduto, ora lavori con Bucci». E Vandini porta a processo un grillino
La pagina da oltre 7mila like
All’epoca il profilo di Nik il Nero era seguito da oltre 7mila persone. Nulla in confronto agli attuali 12.500 like che vanta oggi Virzì, “promosso” da camionista con la passione dei video a “specialista” in Senato per i 5 Stelle; ma comunque una community sufficiente da fare totalizzare a quel post critico sull’attività professionale di Vandini oltre 30 commenti. Il primo a dare la sferzata diffamatoria, secondo l’ex consigliere rappresentato dall’avvocato Domenico Germano, era stato proprio F. F. (tutelato dagli avvocati Federica Montanari e Michel Amorena), il quale aveva fatto riferimenti legati al presunto versamento di 10mila euro da parte dell’allora consigliere regionale Giovanni Favia per una “causa persa”, «decontestualizzando completamente il fatto», ha commentato ieri in aula Vandini davanti al vice procuratore onorario Simona Bandini e a giudice Beatrice Bernabei. «In quegli anni il Movimento 5 stelle regionale destinava parte dello stipendio per fare un fondo detto “scudo legale” - ha spiegato Vandini - utilizzato per eventuali cause legali che coinvolgevano chi esercitava ruoli all’interno dell’attività politica. Quei soldi arrivavano proprio da quel fondo, e sono stati utilizzati per una querela che l’allora pm Chiapponi fece a me e a Favia».
Il post diffamatorio
Scorrendo i commenti era poi arrivato il post sulla consulenza di Vandini al Diabolik di Bucci, fresco di apertura, in qualità di esperto sulla sicurezza nel settore della ristorazione. «Si insinuava - prosegue Vandini - che mi fossi venduto a un’altra forza politica e che la mia attività nel M5s fosse influenzata dall’attività lavorativa che in quel momento stavo svolgendo in qualità di libero professionista». Ma per l’ex consigliere (che già da tre anni occupava i banchi dell’opposizione accanto al partito di Bucci), lavoro e attività politica viaggiavano su binari differenti, pur condividendo punti di convergenza «come spesso capita tra chi si trova all’opposizione». E prosegue: «Quando mi assunse, Bucci lo fece aggiungendo come battuta, “se c’è qualcuno al quale affidare il controllo del locale, uno del Movimento 5 stelle non può che essere la persona più indicata”». Una volta presentata la querela, le indagini svolte dalla Polizia Postale erano risalite all’identità del presunto autore del commento diffamatorio, rintracciandone la residenza a Bagnacavallo. Sarà proprio l’imputato a essere sentito nella prossima udienza, fissata a inizio ottobre.