Nuovo metanodotto Snam di 40 km, chiesta la valutazione di impatto ambientale

Progetto di Comis
Un’opera imponente, progettata da Comis, che, come rileva lo stesso studio di impatto ambientale «comporta disturbi ambientali» anche se «limitati nel tempo ed essenzialmente legati alla fase di costruzione». In generale, spiega la sintesi non tecnica dello studio, «la tipologia dell’opera e le caratteristiche del territorio interessato fanno sì che l’impatto ad opera ultimata risulti contenuto entro livelli mediamente bassi o trascurabili per la gran parte dei tracciati per ogni componente ambientale interessata dall’opera. Al termine dei lavori di costruzione – si legge nello studio – completati gli interventi di ripristino, i segni della presenza dell’opera nel territorio scompaiono rapidamente con la ripresa delle attività agricole e con la ricostituzione del soprassuolo vegetale».
Lavori di ripristino
Il progetto promette che «oltre alle opere di mitigazione consistenti, in generale, in interventi di ripristino delle condizioni antecedenti i lavori, di rinaturalizzazione e di inserimento paesaggistico, sono state infatti adottate alcune scelte progettuali che di fatto permettono una minimizzazione delle interferenze dell’opera con l’ambiente naturale».
La peculiarità dell’opera – viene specificato nello studio di impatto ambientale – è infatti quella di essere “a scomparsa” in quanto posata completamente sotto terra «e realizzata con particolari tecniche costruttive che permettono il totale recupero delle aree attraversate alla situazione originaria. Le uniche strutture visibili risultato infatti essere i cartelli indicatori e i pochi apparati realizzati fuori terra tra cui gli impianti, che verranno mascherati con vegetazione arbustiva». Lo studio evidenzia infine «che la realizzazione delle nuove opere consente la dismissione dei metanodotti esistenti con il relativo recupero delle aree».
Motivazione e “opzione zero”
L’opera si rende necessaria «al fine di delocalizzare in area non urbanizzata il gasdotto esistente, attualmente in esercizio all’interno della zona industriale/portuale, caratterizzata da fenomeni di antropizzazione territoriale; l’intervento complessivo consente inoltre l’ottimizzazione della progettazione/realizzazione di allacciamenti in ambito territoriale ad esso collegati. Dall’analisi delle percorrenze nei vari tipi di uso del suolo – sottolinea lo studio – si nota che nella progettazione è stata favorita la percorrenza nelle aree a seminativi semplici a scapito di quelle antropizzate, residenziali e produttive, interferite dai tracciati esistenti da dismettere». Ma si avverte: «L’eventuale mancata realizzazione del progetto a “opzione zero” (ossia la sua non realizzazione) può comportare una serie di ripercussioni negative quali ad esempio: minore flessibilità di trasporto di gas nel centro Italia con possibili ripercussioni sugli sviluppi degli utilizzatori del sistema; maggiori inefficienze manutentive necessarie al fine di garantire il medesimo livello di sicurezza del sistema di trasporto che si avrebbe a fronte dell’impiego delle moderne tecniche realizzative».