Omicidio del metronotte: gli investigatori vogliono interrogare Igor

Ravenna

RAVENNA. La Procura di Ravenna ha presentato richiesta di rogatoria internazionale per chiedere alla Spagna copia delle carte raccolte su Igor e sentire il 42enne serbo Norbert Féher, alias Igor Vaclavic. Un passo formale che si inserisce nell’ambito delle indagini sulla morte di Salvatore Chianese, il metronotte freddato la notte del 30 dicembre del 2015 alla Cava Manzona tra Fosso Ghiaia e Savio per cui è sospettato il killer arrestato poco prima di Natale in Spagna.
L’inchiesta
Féher risulta infatti iscritto nel fascicolo aperto dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Daniele Barberini per omicidio volontario. Per gli inquirenti sarebbe lui l’assassino della guardia giurata uccisa a colpi di fucile, secondo modalità che ricordano quelle di altri episodi ricondotti a Igor il russo, in particolare l’agguato a un’altra guardia giurata ravennate a Consandolo, nel Ferrarese, la scorsa primavera. Ma a Igor porterebbero anche altri indizi, in particolare il proiettile di fabbricazione bulgara inesploso trovato dai carabinieri sull’asfalto insanguinato dove avvenne l’omicidio (che per gli inquirenti sarebbe caduto dalle tasche del serbo nel momento in cui si sarebbe piegato per sfilare dalla cintura di Chianese la pistola d’ordinanza, una calibro 9 mai più ritrovata) e il passaggio in passato dell’indagato tra Ravennate e Cervese, zona teatro del delitto.
Dalla sua uscita dal carcere nel 2015, il 42enne sarebbe infatti stato identificato in almeno sei o sette occasioni, visto vagare in tenuta mimetica in territori di valli e campagne battute da cacciatori, ma non essendoci nei suoi confronti ordini di cattura né provvedimenti di espulsione da eseguire oltre a registrare la sua presenza in quelle zone non era stato possibile prendere alcun provvedimento.
I processi
Se l’ipotesi investigativa venisse confermata, la scia di sangue attribuita a Igor partirebbe in ordine cronologico proprio da Fosso Ghiaia. E Ravenna che potrebbe diventare così sede del processo in Italia nei suoi confronti. Si tratterebbe infatti del primo dei tre omicidi in Italia attribuiti al 42enne, ritenuto l’uomo che uccise lo scorso aprile a Budrio il barista Davide Fabbri sotto gli occhi della moglie e che premette il grilletto pochi giorni dopo contro la guardia ecologica Valerio Verri, ferendo gravemente il compagno di pattuglia di quest’ultimo, la guardia provinciale Marco Ravaglia.
Per fermare Féher si mise in moto un’imponente macchina di ricerche, con l’area al confine tra le province di Bologna, Ferrara e Ravenna passata al setaccio da migliaia di uomini. Il 42enne serbo, grazie anche alla complicità di alcuni conoscenti, riuscì comunque a far perdere le sue tracce prima di ricomparire ancora una volta armato in Spagna ed essere fermato lo scorso dicembre dopo aver lasciato alle sue spalle altri morti, gli agenti della guardia civil, Victor Caballero e Victor Romero, e un agricoltore, Josè Luis Iranzo, freddati a colpi di pistola a El Ventorrillo di Andorra.

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