Mareggiate in Romagna, i geologi: "Rivediamo lo sviluppo costiero"

RAVENNA - Con le burrasche che si presentano sempre più di frequente e il mare che guadagna qualche millimetro ogni anno, lo sviluppo della costa romagnola così come è stato pianificato dagli anni Cinquanta in avanti è ancora valido? A chiederselo è Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, commentando gli ultimi avvenimenti che, ancora una volta, hanno visto il Ravennate e il resto della Romagna finire sott’acqua: «Nell’immediato per difenderci si può proseguire con le opere di protezione e i ripascimenti, ma ad un certo punto bisognerà chiedersi se abbia senso spendere venti milioni di euro per questi lavori o se non sia il momento di pianificare diversamente lo sviluppo. Non credo, ad esempio, che la costruzione di parcheggi interrati vicino alla costa sia compatibile con le attuali condizioni climatiche e geologiche». Considerando che ci sono state tre mareggiate in cinque mesi, Antolini ritiene che oggi esistano «dinamiche geologiche da cui non possiamo sottrarci». L’aumento globale del livello del mare è accelerato negli ultimi anni e oggi «è di circa di circa 2 millimitre annui nel Mediterraneo, mettendo in pericolo questi fragili sistemi». Il tutto in presenza di un dato di subsidenza che è migliorato molto negli ultimi anni: «Negli anni Ottanta era intorno a 20-30 millimetri, dovuto all’estrazione delle acque superficiali. Quando questa pratica è cessata c’è stato un netto miglioramento e oggi siamo attorno ai due o tre millimetri, compatibili quindi con una subsidenza di tipo naturale». Antolini chiarisce poi che le estrazioni di metano in mare non incidono: «Non rappresentano un problema». Diverso il discorso riguardante «il ridotto apporto di sedimenti lungo la linea di costa» che non permettono alle spiagge di guadagnare qualche metro. Una soluzione pronta, secondo il geologo, non c’è ma si può pensare al futuro: «Andrebbe ripensato il modello di sviluppo, dagli anni Cinquanta in poi è stata cancellata la duna naturale che oggi sarebbe molto utile. Chiaro che con stabilimenti balneari pensati come edifici stabili, colonie e palazzi, arretrare la linea di costa diventa complicato». In ogni caso «è importante potersi avvalere di strumenti di pianificazione che tengano conto delle dinamiche geologiche nel lungo periodo, specialmente per gli insediamenti che hanno nel turismo rivierasco la loro vocazione. Un’attenta analisi degli scenari futuri di lungo periodo potrebbe evidenziare la criticità del mantenimento dell’attuale assetto costiero e delle strategie volte alla cristallizzazione dell’attuale situazione».

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