Lugo, parroco ricattato con video a luci rosse: «Dammi 160mila euro o lo pubblico»

Ravenna
  • 05 ottobre 2023

Di fronte a una richiesta di ospitalità non se l’è sentita di tirarsi indietro e ha aperto le porte della canonica. Un gesto lodevole, che tuttavia ha esposto il buon pastore, parroco storico del Lughese, al tranello di un lupo travestito da pecorella smarrita. Fuori metafora, un’estorsione a luci rosse per la quale il sacerdote è arrivato a pagare 160mila euro pur di tenere segreto un video compromettente, che qualora fosse divenuto di dominio pubblico avrebbe sconvolto la parrocchia e non solo. Quando le richieste sono diventate insostenibili e il senso di colpa ha lasciato spazio alla ragione, il parroco ha trovato la forza di denunciare il ricatto. E ieri, per i fatti avvenuti nell’estate del 2022, l’ormai ex ospite, 23enne di origine kosovara difeso dall’avvocato Carlo Benini, ha patteggiato la pena a 10 mesi.

L’ospitalità tradita

L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Lucrezia Ciriello inizia nel luglio di un anno fa. Era ormai un mese che il parroco viveva nel terrore che quel filmato realizzato dal giovane dopo appena tre giorni dal suo arrivo. Gli era parso tranquillo, a detta del religioso, nel vederlo bussare alla sua porta chiedendo un tetto sotto il quale stare per un po’ di tempo. Le prime due giornate le avevano trascorse conversando: ma la terza era stato l’ospite a invitare il don in camera sua chiamandolo al cellulare. Data l’ora tarda, si era fatto trovare in slip. Si lamentava del materasso, ritenuto scomodo, e nel frattempo lanciava chiari riferimenti sessuali, divenuti poi espliciti una volta tolti anche gli ultimi indumenti.

Il video dello scandalo

Il parroco pare non si fosse accorto che il ragazzo lo stava filmando, preso da quello che ha successivamente definito «un momento di debolezza inspiegabile». Lo ha scoperto la notte successiva, quando lo ha incontrato in cucina. Lo stava aspettando per mostrargli il video con il volto di entrambi ben riconoscibile, non prima però di aver fatto leva sul suo rimorso per quanto compiuto da «un ministro di Dio...all’interno di un luogo sacro». A quel punto è scattata la minaccia, finita agli atti dell’inchiesta: “Ora paghi la casa per mia figlia, so che hai 160mila euro in banca, voglio i soldi che ti ho chiesto in tranche da 20mila l’una, so che hai i soldi e so che hai anche altre case”.

Comprensibile lo sconforto del sacerdote. Spiazzato, terrorizzato dalla minaccia di condividere il video con conoscenti, amici e parrocchiani, ha assecondato le richieste dell’estorsore. Il tempo ha però portato consiglio: e quando ha realizzato che nelle giornate di permanenza in canonica il 24enne aveva avuto modo probabilmente di consultare documenti patrimoniali utili a tarare il ricatto, gli parso chiaro che quello fosse il piano fin dall’inizio. Così, ritrovata la lucidità smarrita, è stato il don a bussare. Ma alla porta dei carabinieri della Compagnia di Lugo.

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