Lavoro e sicurezza in Romagna: troppi morti per incidenti stradali

Ravenna
  • 14 ottobre 2023

Sono 16 le persone che lo scorso anno sono morte in provincia di Ravenna in un incidente stradale connesso alla propria attività lavorativa. Un numero che doppia i dati del 2021, quando le persone decedute nello stesso contesto erano state 8. Il dato tiene conto sia degli incidenti nel percorso casa-lavoro, sia delle casistiche in cui la vittima si trovava in strada perché a bordo di un mezzo lavorativo (è il caso dei camionisti, ad esempio) o perché in quel momento impegnato in un’attività sulla carreggiata come avviene, ad esempio, nei cantieri stradali. Le 16 vittime del 2022 rappresentano il 40% del totale dei morti in strada dello scorso anno certificato dai dati Aci-Istat (40 in tutto).

Ad elaborare la statistica è stato l’Osservatorio regionale per la sicurezza stradale sulla base di un database in questo caso fornito dall’Inail. In tutta la regione gli incidenti mortali legati in qualche modo alle attività lavorative sono stati 100 (25 in meno rispetto al 2021). In Romagna, però, i numeri aumentano ovunque. Triplicano a Rimini, dove passano da 3 a 9 (su un totale lo scorso anno di 22 morti in incidenti stradali). Crescono anche a Forlì-Cesena, dove passano tra il 2021 e il 2022 da 7 a 11 (27 in totale i decessi su strada). Ravenna ha il secondo dato più alto in regione. Solo Bologna, con 21 morti, fa peggio. Nella provincia capoluogo però il trend è in diminuzione: nel 2021 i decessi erano stati 29.

Sono in crescita anche i feriti, che in questo caso vengono denunciati come infortuni sul lavoro: a Ravenna passano da 6.385 a 7.038, a Forlì-Cesena da 6.916 a 7.125, a Rimini da 4.676 a 5.170. Si segue, in questo caso, l’andamento regionale dove gli infortuni sono passati da 74.984 a 81.921.

L’analisi

Il presidente dell’osservatorio, Mauro Sorbi, spiega: «Vorrei analizzare il fenomeno degli incidenti in itinere (percorso casa-lavoro) partendo dalla constatazione che troppo spesso si utilizza il mezzo proprio, perché il trasporto pubblico ha modalità di numero di corse o di fermate incompatibili con le proprie necessità». L’altro elemento sottolineato da Sorbi è quello dell’aumento del numero dei corrieri: «Durante il lockdown, l’e-commerce ha visto un notevole aumento dovuto alla necessità di rifornirsi online. Questo trend ha persistito anche dopo la crisi sanitaria, con una crescente pressione sul commercio online dovuta alle rigide scadenze di consegna degli autotrasportatori. Questo ha portato a preoccupazioni sulla sicurezza stradale, evidenziando problemi come la mancanza di manutenzione dei veicoli, l’uso di gomme usurate e la manomissione dei cronotachigrafi, contribuendo al rischio di incidenti stradali». Ci sono poi fattori connessi al tragitto casa-lavoro che lo rendono insidioso. Uno di questi è l’abitudinarietà: «porta ad un “distacco” dell’attenzione alla guida e ad una (falsa) sicurezza psicologica sulla “conoscenza” del percorso che induce ad una minore attenzione». Elementi che si uniscono ai classici fattori di rischio in strada: velocità, distrazione, mancato rispetto delle distanze di sicurezza e uso di alcol o droghe, secondo alcuni studi responsabili «del 50% del totale degli incidenti mortali».

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