La Soprintendenza frena: "Serve nostro ok per tavoli e ombrelloni"

RAVENNA. Riaprite pure, ma non toccate i beni culturali senza il nostro permesso! Letto tra le righe è questo il succo della comunicazione inviata dalla Soprintendenza a tutti i Comuni delle tre province romagnole e alle rispettive prefetture, di fronte alla ventilata possibilità per i locali pubblici come bar, ristoranti o stabilimenti balneari, di espandersi all’aria aperta con sedie, ombrelloni e tavolini, per garantire le distanze “anti-contagio”.
Se i titolari delle attività già sapevano di dovere fare i conti con un numero inferiore di clienti per salvaguardarne la sicurezza, non si aspettavano forse di doversi confrontare con l’Ente ministeriale. Che ora fa sentire la sua presenza, e avverte: nel caso le occupazioni siano temporanee e tocchino «spazi pubblici disciplinati dal Codice dei Beni Culturali», il nulla osta verrà rilasciato dopo avere visionato una precisa documentazione. Ed eccole le carte richieste: relazione descrittiva dell’intervento con dettagli su materiali, periodo di installazione e attestazione della «perfetta reversibilità delle opere»; foto dell’area e del contesto; infine planimetria e distribuzione di ciò che si intende posizionare. Passato l’“esame”, la Soprintendenza promettere quindi di “chiudere un occhio” sull’espansione a ridosso di palazzi, monumenti e aree tutelate. Ma «non oltre il 30 novembre 2020».

Le regole
Oltre alle carte ci sono i paletti. Bandite le pedane di qualsiasi tipo; fioriere e delimitazioni di aree solo se necessarie e «perfettamente permeabili alla vista e all’aria». Ok agli ombrelloni, ma al massimo con copertura compresa tra i 3,5 e i 4 metri lineari, «realizzata con tela di cotone pesante». Infine, per i tavolini e le sedie, niente plastica, ma solo con struttura in metallo «non rifinita a lucido» o legno. Dovranno essere le amministrazioni - prosegue il documento - a comunicare eventuali variazioni d’uso. E molte di queste ne avranno da fare, dato che - puntualizza l’Ente di tutela - «molti Comuni (…) non han individuato le aree» che secondo il Codice dei Beni Culturali sono interesse archeologico, storico artistico e paesaggistico in cui vietare il commercio.

La critica e la proposta
Prescrizioni quelle della Soprintendenza che la lista civica La Pigna definisce «una vera e propria spada di Damocle, che pende sopra la testa di tanti ristoratori, baristi e bagnini». Così la capogruppo, Veronica Verlicchi, passa alla proposta: «Spazi pubblici concessi gratuitamente ai gestori di locali per tutto il 2020».

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