La ravennate Federica Fabbri tra le migliori scienziate italiane Under 35

C’è una ravennate tra le vincitrici del premio Young Talents Italia – L’Oréal Italia Unesco per le Donne e la Scienza. Si tratta di Federica Fabbri, 33enne nata a Lugo ma bizantina doc, ricercatrice al Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Alma Mater e associata all’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Il premio, alla sua 22ª edizione, ha selezionato le sei giovani ricercatrici più meritevoli tra le 260 candidature raccolte, offrendo loro supporto concreto per portare avanti la propria attività di ricerca e il proprio progetto di studio in Italia. La giuria era composta da un panel di professori universitari ed esperti scientifici italiani.
Fabbri, che ha vissuto a Ravenna fino a 18 anni, frequentando il liceo, per poi trasferirsi prima a Bologna, dove ha svolto l’Università, e poi a 26 anni all’estero (Germania, Svizzera, Scozia, Svizzera), per tornare sotto le Due Torri a 33 anni, è una fisica specializzata nello studio dei fenomeni sub-nucleari. Con il progetto “Exploring quantum observables at LHC”, la ricercatrice spiega che svilupperà «strategie e tecniche innovative, dedicate a misurare variabili ispirate dalla teoria quantistica dell’informazione analizzando le più pesanti particelle fondamentali conosciute: il quark top e il bosone di Higgs. Inoltre studierò il potenziale di queste nuove misure di rispondere alle questioni ancora irrisolte sulla natura del nostro Universo».
La ricercatrice aggiunge di aver «deciso di dedicarmi a questo argomento perché mi ha sempre affascinato capire il funzionamento delle cose, e le particelle elementari e le loro interazioni sono davvero alla base di tutto. Io mi sto attualmente occupando di questo progetto che si concluderà nel 2025, ma è solo l’inizio».
Fabbri conclude sottolineando che «questo premio, oltre che servire a me per mettere in evidenza il mio progetto e progredire nella mia carriera, serve a promuovere un messaggio fondamentale, quello che al mondo serve la ricerca e che alla ricerca servono le donne».