La protesta per il rogo del Niballo a Faenza: «Rito da cambiare, bruciare un fantoccio nero è razzismo»

Ravenna
  • 06 gennaio 2024

Emblema della tradizione, il rogo del Niballo (con cui simbolicamente si vuole bruciare le sventure dell’anno passato, particolarmente sentito in un 2023 caratterizzato da una doppia alluvione) diventa un caso. Spazi Mirabal ha infatti manifestato in occasione dell’evento ritenendolo una rappresentazione razzista.

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«Come gruppo di persone impegnate nella lotta al razzismo abbiamo organizzato un’azione di protesta pacifica nella serata del 5 gennaio 2024, durante la Nott de Bisò. Contestiamo il rogo del fantoccio che raffigura un uomo nero (il “Niballo”, cioè Annibale), chiamato saraceno, che rimanda al mondo arabo e musulmano. Quest’anno abbiamo deciso di portare l’attenzione sul razzismo insito a questo evento e sul genocidio in Palestina, con l’obiettivo di far riflettere sull’immaginario collettivo e per poterlo cambiare in futuro, magari già dal prossimo anno. Attraverso la nostra azione chiediamo alla cittadinanza di interrogarsi sull’attualità e la validità di questa rappresentazione e, in particolare, del razzismo di cui questa giovane tradizione è intrisa. L’immaginario crea la cultura e per una cultura di pace crediamo che questo evento debba trasformarsi in qualcos’altro. Abbiamo esposto la poesia “If I must die” di Refaat Alareer, giovane poeta e letterato palestinese morto il 6 dicembre 2023 sotto le bombe israeliane. Abbiamo aperto un grande striscione con la scritta «Cessate il fuoco! Il mondo arabo è in fiamme!», lo abbiamo portato accanto al rogo. Il tentativo di esporlo dalla balconata del Comune è stato interrotto però dalle forze dell’ordine che hanno impedito l’accesso a due persone di spazi_mirabal con aggressività, fino all’intervento dell’assessore alla sicurezza che ha invece scelto di confrontarsi. La nostra critica si rivolge al modo in cui usufruiamo della “tradizione” e alla totale assenza di ragionamento intorno a questo simbolo. La nostra critica non è rivolta alla festa della Nott de Bisò in sé, che può ancora essere un rituale collettivo per fare comunità. Ma la collettività oggi non è quella del 1964: riteniamo che il rogo di una “simbolica persona nera” escluda dalla comunità tutte le persone nere, le persone di origine araba o di fede musulmana, che in quell’immagine trovano una rappresentazione stilizzata e parodica di sé stesse, relegate al ruolo di “nemico” da bruciare, soprattutto in un contesto di razzismo sistemico come quello italiano».

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