È stato probabilmente un malore, legato a pregresse fragilità di salute, a causare la morte di Ugo Coppola, il sub 54enne abruzzese scomparso in mare il 13 agosto durante un’immersione di gruppo al relitto del Paguro, e ritrovato senza vita quasi due mesi dopo sulla spiaggia di Ponte Sasso di Fano. Lo rivelano le prime risultanze dell’autopsia eseguita nei giorni scorsi, dalle quali emerge che Coppola sarebbe annegato in seguito a un malore sopraggiunto durante l’immersione. L’accertamento medico-legale, disposto dalla Procura di Ravenna nell’ambito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Silvia Ziniti, rappresenta un tassello importante in un’inchiesta che rimane tuttora aperta.
Tre gli indagati
Salgono a tre le persone indagate con l’ipotesi di omicidio colposo, individuate tra i referenti e gli accompagnatori del Dive Planet di Rimini, il gruppo con cui Coppola aveva preso parte all’escursione subacquea alla piattaforma affondata al largo di Porto Corsini nel 1965 e divenuta meta di escursioni subacquee. L’indagine mira a chiarire non solo la dinamica dell’immersione, ma anche l’intero iter di formazione e di certificazione sanitaria seguito dal sub, che aveva ottenuto il brevetto in Abruzzo.
Se venisse confermata la correlazione tra il malore e le condizioni di salute pregresse della vittima, l’attenzione degli inquirenti potrebbe concentrarsi proprio sull’idoneità medica richiesta per lo svolgimento dell’attività subacquea.
Accertamenti sugli orologi
L’autopsia giunge dopo settimane di attesa, durante le quali erano stati programmati anche accertamenti tecnici sull’attrezzatura e sugli orologi da immersione di Coppola e dei suoi compagni, con l’obiettivo di ricostruire il percorso effettuato sott’acqua. Le verifiche, che dovranno stabilire se il sub si sia allontanato dal gruppo e per quanto tempo, potranno ora essere lette anche alla luce dei nuovi esiti medico-legali.
Coppola, originario di Pescara, era un appassionato subacqueo che aveva conseguito nel tempo tre diversi brevetti dopo un percorso non semplice, segnato da ostacoli e determinazione. Dopo 50 giorni trascorsi in acqua, il suo corpo è stato identificato anche grazie alla muta con inciso il suo nome.
Con l’esito dell’autopsia potrebbe arrivare in queste ore il nullaosta alla sepoltura. La famiglia della vittima - assistita dall’avvocato Domenico Ciancarelli - segue i passi dell’inchiesta per fare piena luce sugli ultimi istanti di vita del 54enne e sulle eventuali responsabilità.