L’allarme a Ecomondo: “Ravenna rischia di finire sott’acqua”

Ravenna

Il livello del mare che si innalza di 57 centimetri. La linea di costa che rientra fra i 500 metri e il chilometro. E la quantità di territorio depressa (quindi, per altitudine, sotto il livello del mare) che passa dagli attuali 72 chilometri quadrati e ben 224 chilometri quadrati. È la Ravenna del 2100 e i dati calati sulla realtà locale sono quelli relativi ai modelli creati da Ipcc (sigla inglese del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, fondato dalle Nazioni unite) ed Enea (ente pubblico di ricerca italiano). Ad elencarli ieri ad Ecomondo è stata l’assessora alle politiche europee e sviluppo economico Annagiulia Randi. Una presa di consapevolezza molto netta, che alla componente della Giunta ravennate è servita per tratteggiare una situazione di una «città iper fragile, dove non un solo chilometro quadrato è esente da rischio idraulico, come abbiamo purtroppo potuto riscontrare con la recente alluvione del maggio scorso», ha proseguito nella sua relazione. Il “caso di studio” ravennate sull’adattamento della costa ai cambiamenti climatici è stato infatti approfondito assieme ad alcune altre “buone pratiche” di livello nazionale e internazionale all’Agorà sulla Blue economy della Fiera riminese. Con Ravenna, al centro anche altre esperienze di varie realtà amministrative, fra cui Rimini, la Nuova Aquitania in Francia, dove sono in corso azioni di adattamento e vere e proprie operazioni di ritiro antropico, e la provincia di Zuid-Holland, ossia quella situata nella parte occidentale dei Paesi Bassi. Tra i focus, anche una parte dedicata alla formazione e «preparazione delle competenze che serviranno per le sfide del futuro e che trovano in Ravenna una palestra importante», come ha avuto modo di specificare Elena Fabbri, professore ordinario di Fisiologia dell’Università di Bologna, presentando il Wacoma, ossia il master in lingua inglese dedicato proprio alla gestione delle acque e della costa all’interno del Campus ravennate. La relazione di Annagiulia Randi però non è stata dedicata solamente alla descrizione, con dati ben specifici sul contesto locale, dei cambiamenti legati al cambiamento climatico e alla subsidenza. L’assessora ha poi approfondito le politiche con cui si sta reagendo a questa prospettiva che «è duplice - ha proseguito l’amministratrice -: passa dallo sviluppare progettualità oltre che dal costruire una rete di partner e interlocutori europei e mondiali». Con politiche che hanno visto negli ultimi dieci anni investimenti comunali per 16,5 milioni di euro, costituite da ripascimenti, posizionamento di scogliere artificiali, protezioni della costa emerse e sottomarine. E adesso, la nuova prospettiva progettata con l’Università di Bologna, oltre che con Parco del Delta, Flaminia e Proambiente, per il posizionamento di barriere costituite da ostriche, una sorta di versione adriatica della barriera corallina. Un piano da quasi 3,2 milioni, finanziato per il 60% dall’Europa. Oltre al Parco marittimo, da 16 milioni, in corso di realizzazione, che costituirà una «ricucitura fra dune e pineta».

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