Isabel annegata a 7 anni a Lido di Classe, i genitori patteggiano due mesi

Hanno deciso di affrontare insieme lo stesso percorso processuale: il patteggiamento a due mesi, una pena concordata con la Procura che ad ogni modo non potrà mai pesare quanto la condanna rappresentata dalla perdita di un figlio. Per i genitori di Isabel Zanichelli, la bambina di 7 anni morta annegata esattamente due anni fa nelle acque di Lido di Classe, il processo per la tragedia avvenuta il 23 giugno del 2023 si è chiuso ieri. La sentenza è stata pronunciata dal giudice per l’udienza preliminare Andrea Galanti, che ha accolto l’accordo tra le parti. A rappresentare la Procura era la pm Monica Gargiulo, mentre i genitori erano difesi dall’avvocato Silvia Subini.
Cosa accadde
Madre e padre, residenti a Bagnolo in Piano (Reggio Emilia), erano accusati di omicidio colposo per non aver evitato la morte della figlia durante una giornata al mare in famiglia, sulla spiaggia libera accanto al primo stabilimento della località. In quel tratto di costa sventolava la bandiera rossa e le condizioni del mare erano proibitive, con onde alte mezzo metro, stando a quanto poi rilevato. Quel giorno i genitori erano insieme alla figlia e a un nipote. La piccola Isabel e il cugino si trovavano in acqua, sotto lo sguardo dei familiari che si alternavano nel controllo. In acqua c’era la madre quando all’improvviso la situazione è precipitata: mentre il cuginetto è stato recuperato, per Isabel non c’è stato nulla da fare.
A soccorrerla erano stati due bagnini, un medico e un operatore del 118 fuori servizio. Nonostante il lungo tentativo di rianimazione, la bambina non ha mai ripreso conoscenza. Trasportata d’urgenza all’ospedale di Ravenna e poi al Sant’Orsola di Bologna, è morta il giorno seguente.
Un punto centrale dell’inchiesta ha successivamente riguardato il defibrillatore utilizzato durante i soccorsi, che in quel momento non era entrato in funzione. Tuttavia, una consulenza tecnica disposta dalla Procura ha chiarito che il mancato funzionamento del Dae non ebbe alcun ruolo nella morte della bambina, già in arresto cardiaco al momento dell’intervento.
Le indagini, coordinate dalla Capitaneria di Porto, si sono concluse nei mesi scorsi con la richiesta di rinvio a giudizio di entrambi i genitori. Ieri la decisione di patteggiare il minimo della pena. Per i familiari, convinti nell’idea di chiudere la vicenda insieme, si chiude così il fronte giuridico su una tragedia che purtroppo nessuna sentenza potrà mai cancellare.