«Incendio doloso per sabotare l’asta». Cinque indagati per il rogo alla Tipografia Moderna di Ravenna

L’amministratrice della società, un affarista, un finanziatore e due avvocati. Sono cinque gli indagati per il rogo che la notte tra il 17 e il 18 ottobre scorso ha distrutto parte dei locali della storica Tipografia Moderna, a Ravenna. Per tutti è arrivato in questi giorni l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura. Le accuse formulate dal procuratore capo Daniele Barberini e dal sostituto procuratore Angela Scorza parlano chiaro e contemplano sia l’incendio doloso sia la turbativa d’asta. Un’operazione architettata - stando al capo d’imputazione - da una 42enne di San Pancrazio, vice presidente della società cooperativa Edizioni Moderna, insieme a un 50enne di Castel Guelfo, con cui la donna pare fosse in affari da anni. Insieme avrebbero appiccato le fiamme al magazzino di via Giulio Pastore 1 (zona Bassette) nell’intento di far saltare la gara che si sarebbe dovuta tenere il giorno successivo. Ultimo atto, quello, di una lunga serie di escamotage per rimandare la procedura di vendita giudiziaria messa in pratica da oltre un anno insieme agli altri tre indagati, appunto, un 53enne di Cenate Sopra (Bergamo) e a due avvocati, un 67enne di Riccione e una 52enne originaria di Copparo ma residente a Ravenna.
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