Gas metano ravennate, il M5s chiede altri 6 mesi di stop. I sindacati: «Sarebbe il colpo mortale»

Ravenna

RAVENNA. In parlamento in discussione c’è quello che potrebbe risultare “il colpo definitivo al comparto di estrazione del gas metano ravennate”. Dopo lo stop di 18 mesi alle prospezioni di ricerca per redarre il Pitesai (acronimo per Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee), deciso dal primo governo Conte su pressione dell’allora sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa (esponente dei Cinque Stelle), il comparto oil&gas vive una stagnazione che lo sta portando al collasso. Per Ravenna, capitale italiana del settore e detentrice della gran parte del know how tecnologico ed umano di quell’ambito, significa un asset da 3mila posti di lavoro diretti e circa 7mila dell’indotto.

Le speranze durante le regionali

Durante la campagna elettorale delle Regionali, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (che aveva incontrato le associazioni imprenditoriali) e il sottosegretario Antonio Misiani (che invece si era relazionato coi sindacati) avevano promesso un impegno per cercare di superare l’impasse creatosi quando i pentastellati erano al governo con la Lega, che pure aveva maldigerito la mediazione che aveva portato al blocco. Ma ora una nuova spada di Damocle viene posta sul mondo energetico ravennate. Vista la dialettica fra Pd e M5s, il movimento pentastellato ha presentato due emendamenti, giudicati ammissibili dalla commissione Affari costituzionale e bilancio della Camera, che sposterebbero il blocca trivelle ancora oltre, di sei mesi o un anno.

Il provvedimento (che servirebbe a creare una mappa che pianifichi dove sarà possibile estrarre idrocarburi in Italia) scadrebbe così nel febbraio del 2021: «Si tratterebbe del colpo mortale – commenta il segretario della Femca Cisl Romagna, Emanuele Scerra –. Se prima una parte delle aziende stava cercando di traguardare la gestione di questa crisi all’estate del 2020, qualora si arrivasse ancora oltre, chiuderebbero definitivamente e non ci sarebbe più speranza di salvare il settore».

Ulteriori crisi in arrivo

E la situazione è ogni giorno più critica: «I 5 stelle sembrano agire come se le proposte legislative che fanno avessero la stessa conseguenza reale di un tweet – attacca Scerra –. E invece ciò che hanno approvato e quello che propongono entra nella “carne viva” dei lavoratori. Martedì prossimo avremo un incontro in Confindustria per riaprire la cassa integrazione per Hydro Drilling, una delle aziende ravennati che lavorano per Eni (che a seguito del provvedimento del marzo scorso ha bloccato un miliardo di investimenti dei due previsti su Ravenna, ndr). E nella stessa settimana ci troveremo a lottare per la situazione difficilissima già evidenziata dalla Schlumberger. Siamo in una condizione insostenibile, che riguarda ormai solo l’Adriatico».

«Persecuzione su Ravenna»

Perché incredibilmente in Sicilia ormai il grosso del problema è stato bypassato: «Il ministro Costa ha dato il via libera a Largo Cassiopea, dove erano previsti anche lì 2 miliardi di investimenti. E nella piattaforma Perla di Gela si estrae greggio, non gas. Sembra una persecuzione rivolta a Ravenna. Attendiamo ora referenti in Giunta regionale risoluti come quelli della precedente tornata, ne abbiamo bisogno».

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