Frane nel Savio, sentenza ribaltata. «Non fu l’azienda a disboscare»

Ravenna

Prima la centrale idroelettrica, poi le frane, gli sfalci e i lavori agli argini nel tentativo di tamponare una reazione a catena disastrosa dal punto di vista ambientale, la cui origine è al centro di un contenzioso tuttora aperto. A distanza di dieci anni dai cedimenti lungo il corso del fiume Savio, a Mensa Matellica, tra i comuni di Ravenna e Cervia, il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar e dà ragione alla Hydroenergy, azienda forlivese responsabile della costruzione della centrale idroelettrica realizzata nel 2015.

L’impresa, pur negando di avere una responsabilità sul dissesto arginale, aveva presentato un progetto di consolidamento delle sponde del fiume per rimediare ai dissesti avvenuti a monte dell’impianto, così come chiesto nel 2016 dal Servizio tecnico di Bacino della Regione. Ottenuto il nulla osta idraulico dall’Agenzia Regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione civile, l’azienda si era scontrata nel 2020 con l’osservazione mossa dalla Soprintendenza e ripresa dal Comune di Ravenna: le si contestava la mancanza di precise autorizzazioni, di tipo edilizio e paesaggistico, per realizzare le opere di difesa delle sponde del corso d’acqua, caratterizzate da pali di legno per l’esattezza. Tra le principali accuse, il fatto che l’installazione dei pali avesse comportato anche il disboscamento di una fascia di circa 120 metri. Da qui l’ordine di ripristinare lo stato dei luoghi.

La prima sconfitta

Presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale, la Hydroenergy aveva incassato una prima sconfitta. Giudici avevano dato ragione al Comune, rilevando come l’intervento, includendo il «taglio di alberature» e il «disboscamento di parte della riva», avesse trasformato fisicamente il territorio. Per questo l’ente locale era legittimato a chiedere il ripristino. Non avevano convinto i giudici neppure le eccezioni della società, che contestava la competenza del Comune e la tempistica dell’ordine di ripristino arrivato quattro anni dopo l’intervento.

«Potature precedenti»

L’azienda ha però presentato ricorso al Consiglio di Stato. è di ieri la sentenza depositata da Palazzo Spada, nella quale il presidente estensore Giordano Lamberti ribalta la pronuncia del Tar, avvallando la tesi difensiva degli avvocati Andrea Vecchio Verderame e Andrea Sticchi Damiani. Viene sottolineano come negli atti «non vi sia alcun elemento oggettivo» che provi la responsabilità di Act Hydroenergy per il taglio delle alberature. Secondo i giudici, il disboscamento sarebbe stato effettuato in epoca precedente «da terzi» per «consentire l’installazione delle serre agricole nel 2014». Sarebbe una specifica relazione tecnica già depositata nel giudizio di primo grado ad attribuire il cedimento a quell’intervento di potatura. Una posizione però per certi versi contrapposta a quella giudicata in via penale. Proprio in tribunale a Ravenna la presunta responsabilità degli smottamenti attribuita a presunti sfalci realizzati da un privato ha portato all’archiviazione in sede di indagini preliminari, su richiesta della Procura.

Quanto al Consiglio di Stato, però, esclude responsabilità dirette della società per il disboscamento e per le trasformazioni contestate, sostenendo che si sia limitata a un intervento di manutenzione fluviale aggiungendo che eventuali approfondimenti restino in capo all’amministrazione.

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