Faenza, terreni allagati per il “muro” eretto dal Comune per l’alluvione. Agricoltore fa causa per 460mila euro

Ravenna

I rimborsi non arrivano o sono insufficienti e così si ricorre alle vie legali per riparare i danni provocati dalle alluvioni di maggio: è la decisione presa da un imprenditore agricolo faentino che ha presentato un ricorso al Tar di Bologna «per accertare e dichiarare la esclusiva responsabilità del Comune» in merito all’allagamento dei suoi campi in via Cimatti, dopo la curva per Santa Lucia e a pochi passi dall’argine del Marzeno. Le piante nel suo terreno morirono sommerse da acqua e fango: la richiesta di risarcimento ammonta a 460.338,86 euro. Al centro del ricorso vi è un’ordinanza emessa dal sindaco lo scorso 16 maggio: l’area in questione aveva mostrato le proprie fragilità già nell’alluvione di inizio mese e Amministrazione e tecnici erano intervenuti realizzando una barriera alta un paio di metri su una porzione privata di terreno a ridosso dell’argine. L’ordinanza comunale di metà maggio vietava appunto la distruzione del manufatto e l’accesso ai campi a tutela della sicurezza pubblica, poiché era stata da poco diramata l’allerta rossa per maltempo. Il disastro del giorno dopo fu però di portata tale da rendere praticamente inutile l’opera. Ma c’è di più: impugnando l’atto che considera «illegittimo», l’agricoltore sosterrebbe che proprio a causa di quella barriera l’acqua fuoriuscita dal fiume stazionò nei suoi terreni, prolungando i tempi del deflusso e di fatto condannando a morte le piante madri, una tipologia di coltivazione dal notevole valore economico. L’udienza in tribunale si terrà a fine febbraio, nel frattempo il Comune con una delibera della Giunta ha scelto di resistere in giudizio dando mandato ai propri legali di seguire la causa.

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