Faenza, maestra messa all’angolo dai genitori. Mamme e papà assolti dopo la querela

Ravenna
  • 10 ottobre 2023

Assolti la prima volta. E pure la seconda. Nuovo sospiro di sollievo per tre genitori querelati da una maestra di una scuola dell’infanzia di Faenza. Si erano lamentati con l’insegnante per una severità a loro giudizio andata oltre il limite della denuncia, riscontrata in appena 5 mesi di supplenza. Insomma, l’avevano fatta finire a processo. E a loro volta la docente, oggi 43enne, originaria del Foggiano, li aveva portati davanti al Giudice di Pace accusandoli di averla minacciata. Per i genitori ieri si è chiuso il processo d’appello in tribunale a Ravenna, che ha confermato la sentenza di primo grado.

Le frasi incriminate

I guai legali per i tre risalgono alla prima metà del 2019, praticamente in concomitanza con la loro denuncia sporta contro la maestra. Secondo la docente in tre diverse occasioni, il 15 marzo, l’8 e il 15 maggio di quell’anno, l’avrebbero affrontata a scuola, rivolgendole frasi del tipo “tu te la vedrai con me fuori dalla scuola, ti aspetto all’uscita”, “ti faremo rossa, faremo di tutto per non farti insegnare mai più”, “hai chiuso per sempre, domani vedrai all’assemblea cosa ti faremo”, “se ricapita una cosa del genere ti mando mio marito che ti fa secca”. Tutte frasi che la 43enne ha attribuito agli stessi tre genitori che l’avevano denunciata per i metodi ritenuti troppo irruenti tenuti con i bambini tra le mura scolastiche. E’ quel che le contestava la Procura, che ha ritenuto fondate le accuse dalle quali nel dicembre del 2021 è stata condannata per i metodi giudicati inadeguati con i bambini (si attende ancora la fissazione dell’appello, dopo il ricorso del difensore della donna, l’avvocato Franco Ciro del foro di Foggia).

Una sentenza sfoggiata anche dai legali dei tre genitori, assistiti dagli avvocati Nicola Laghi, Marco Mercatali e Francesca Silvestroni, che hanno insistito sulla conferma dell’assoluzione, bollando la denuncia della 43enne come strumentale e fondata su racconti parziali e mezze verità.

La protesta dei genitori

Il caso era scoppiato l’11 aprile del 2019 con la segnalazione di una mamma. Quando era andata a prelevare il figlio, l’insegnante si era lamentata del comportamento del bimbo. In auto il piccolo era scoppiato in lacrime, mostrando i segni al braccio, simili a graffi, dicendo di essere stato afferrato dalla supplente. L’episodio aveva sollevato un polverone fra i genitori, alcuni dei quali erano già perplessi riguardo ai metodi impiegati dalla docente. Circostanze che come detto si sono concluse in primo grado con la condanna a 6 mesi (con pena sospesa) per abuso di mezzi di correzione e lesioni personali.

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