Faenza, la morte di Panos Tsolakos, mito dell’arte ceramica. Il sindaco: “Addio ad un artista geniale”

Se ne è andato ieri Panos Tsolakos, gigante dell’arte ceramica.
Nato nel 1934 in Grecia, era arrivato a Faenza nel 1960 grazie a una borsa di studio, incarnando perfettamente - un po’ come Muky con geografie più ristrette - quello spirito di apertura all’esterno che rendeva la Faenza dell’epoca un punto di riferimento imprescindibile per chi, da tutto il mondo, intendeva cimentarsi con la ceramica e apprenderne i segreti.
E punto di riferimento lo divenne Panos stesso, maestro di grandi allievi, uno fra tutti il geniale Alfonso Leoni, e stimata pietra di paragone per chi si misurava con lui prendendolo alla pari, come Carlo Zauli. Arrivato nella capitale della ceramica poco più che studente, seppure già con alcune esperienze e con le tecniche degli artigiani greci in tasca, nel giro di una decina d’anni Panos si impone con forza dirompente: nel 1971 è suo l’ambito Premio Faenza e il primo premio al Concorso Internazionale per la Ceramica di Gualdo Tadino, nel 1972 espone alla Biennale di Venezia.
Una carriera sostenuta da un estro incatalogabile, capace di contaminarsi con materiali innovativi e di prestarsi al design e alla ceramica industriale. Dopo il ritiro dalle attività espositive, nel 2004, realizzò una colonna in grès e oro a terzo fuoco in occasione delle Olimpiadi di Atene, collocata a Maroussi.
Una lezione che ancora resta impressa nelle botteghe e nel mondo ceramico faentino, basti pensare che solo lo scorso 22 gennaio l’Isia gli aveva dedicato una conferenza nell’ambito del più ampio progetto “Panos, Faenza 1960_2024” a cura di Viola Emaldi.
Il sindaco
Così il sindaco Massimo Isola: “Panos è stato un artista geniale, una personalità vivace, dotato di un’intelligenza unica che ha contribuito ad aggiornare l’identità faentina legata ai codici della ceramica applicata alla scultura. Nel 1971 si aggiudicò il Premio Faenza, cosa che lo portò a conquistare la stima della comunità ceramica. Figura curiosa e pronta ad affrontare i temi dell’innovazione attraverso la realizzazione di opere straordinarie; con Panos lavoravamo alla costruzione di un percorso di valorizzazione del suo lavoro ma anche alla trasmissione della sua sapienza e della sua creatività ai giovani artisti, un ricordo che rende ancor più forte l’orma che lascia alla nostra città. Ci mancherà moltissimo non solo per le sue opere artistiche ma per essere stato un personaggio dotato della capacità di animare il dibattito culturale faentino che teneva insieme critica e competenza nel migliore dei modi. Con Panos se ne va un pezzo della storia artistica faentina del secondo Novecento, una personalità che ha contribuito a definire ciò che siamo stati e ciò che siamo come città d’arte e di cultura”.