Faenza, il racconto dei superstiti: "Salvati per un soffio"
FAENZA - Un uomo e una donna salvati in extremis dai Vigili del Fuoco nella loro abitazione in via San Martino, con l’acqua del fiume che ormai aveva già invaso il piano terra dell’edificio e continuava a salire in maniera terrificante: è successo nelle prime ore di mercoledì scorso, nella fase iniziale e più acuta dell’emergenza, la più discussa da parte dei tanti residenti alluvionati che, mentre lavorano per rimettere in sesto le loro case, non smettono di ripetere «Non siamo stati avvisati in tempo». Dopo il complesso intervento dei Vigili del Fuoco, la coppia era stata trasportata in elicottero all’Ospedale Bufalini di Cesena in stato di ipotermia: fortunatamente le cure mediche prestate hanno consentito di tenere la situazione sotto controllo e le due persone sono già state dimesse. Portati in salvo dai volontari di una associazione anche i due cani della coppia: dopo essere stati portati in canile, ora si sono già ricongiunti con i loro padroni. Da parte della donna, Elena Palumbo, 52 anni, è arrivato un messaggio di gratitudine nei confronti di chi le ha salvato dal vita: «Non so che parole usare per dire il mio profondo grazie a chi ci ha preso letteralmente per mano, per guidarci fuori da questo inferno d’acqua. Un vigile del fuoco, un angelo, che ci ha portato insieme ad altri quattro uomini speciali, eroi di ogni santo giorno, con l’elicottero verso la salvezza. Siamo vivi grazie a loro. Grazie dal profondo del cuore».
Il Marzeno, torrente che confluisce nel Lamone, è quindi esondato anche in questa zona del forese, allagando campi e case. Chi, prima dell’alluvione, si fosse recato alla chiusa di San Martino, avrebbe visto l’assetto dell’area radicalmente cambiato rispetto a quello che si poteva osservare negli scorsi decenni, segno evidente di lavori eseguiti non troppo tempo fa. A fine marzo le sponde, alte poco più di un metro rispetto al corso d’acqua, apparivano curate come dopo un intervento recente, con tanto di piantumazioni, anche se si poteva osservare la presenza di tronchi d’albero all’interno dell’alveo. Il torrente qui ha allagato terreni estendendosi per qualche centinaio di metri, lungo tutto l’asse del Marzeno: non a caso le prime evacuazioni, martedì notte, hanno riguardato i 34 nuclei abitativi della zona Fornace, non molto distante. «Ma è stata la confluenza tra Marzeno e Lamone il punto più critico, che ha determinato l’allagamento in Borgo» ribadiscono dall’Amministrazione comunale.
La vicepresidente della Regione Irene Priolo, detentrice anche della delega alla Protezione civile, giovedì scorso ha parlato di un «sormonto» del fiume, giunto a livelli idrometrici mai visti prima per le 36 ore di pioggia, come causa del pesante allagamento in via Cimatti e strade limitrofe, ma questo potrebbe non essere l’unico fattore che ha portato al disastro: diverse testimonianze, tra le quali anche alcune provenienti dalle forze dell’ordine, parlano di uno strano gorgoglio udito intorno alle 2 della drammatica notte tra martedì e mercoledì, poco prima che le strade iniziassero a riempirsi irrimediabilmente d’acqua, proveniente dalla parte di argine subito dopo la curva descritta da via Cimatti sotto il ponte della circonvallazione. Un quadro in linea con le ipotesi sorte nel primo pomeriggio di mercoledì, quando dopo alcuni sopralluoghi si era diffusa la voce di una fessurazione della sponda arginale proprio in quella posizione, da cui sarebbe fuoriuscita l’acqua del fiume. Insomma, un “fontanazzo”, come vengono definite le sorgenti che si formano per infiltrazione d’acqua sul lato esterno di un argine durante le piene.