Il delitto di 25 anni fa

Latitante per 25 anni, con una condanna per omicidio da scontare. Era tornato nel paese d’origine, in Albania, dove cambiare nome è facile come cambiarsi d’abito, specie se i panni sono quelli di un assassino. Renald Gjini, 45 anni, originario di Berat, la città delle mille finestre, si faceva chiamare Doga Marenglen. Nel 2000, insieme a un altro ragazzo all’epoca 17enne, macchiò di sangue viale Petrarca. La vittima si chiamava Adil Nako, 25 anni, loro connazionale e un curriculum da aspirante pezzo grosso dello spaccio. Dopo il delitto i due giovani svanirono nel nulla. E di loro non si è saputo più nulla fino a martedì scorso, quando Gjini è finito in manette. Condannato in via definitiva nel 2004 a 12 anni e 10 mesi, è stato rintracciato a Valona al termine di un’articolata attività investigativa condotta dalla squadra Mobile di Ravenna, in collaborazione con la polizia albanese e l’Interpol di Tirana.
Era sera tardi, l’8 febbraio del 2000, quando lungo una delle vie principali della località rivierasca andò in scena un regolamento di conti finalizzato a mettere in chiaro la spartizione della piazza dello spaccio di droga. Adil Nako era già scampato ad altri tre agguati. Quel giorno però non sfuggì al coltello estratto dai due ragazzi più giovani. Lo avevano invitato a uscire in strada, di fronte al bar Riviera. Nako era in compagnia della fidanzata, ma accettò di farsi avanti nella nebbia. Nella discussione spuntò fuori la lama. Quattro le coltellate vibrate al torace e all’addome. Il 25enne tentò una fuga disperata arrivando a percorrere circa 200 metri prima di essere nuovamente raggiunto da un ultimo, fatale fendente che gli recise la carotide.
Fu una telefonata anonima giunta poco dopo al 112, ad avvisare del corpo esanime a terra. Inutile la corsa in ospedale.
Le indagini coordinate dal pm Isabella Cavallari arrivarono a identificare subito i due assassini, tuttavia divenuti irreperibili.
Il processo si è concluso con la condanna definitiva nel luglio 2004. Ma le ricerche si sono arenate due anni dopo per via di alcuni problemi relativi all’identificazione internazionale. Finché, verso l’inizio di quest’anno, la squadra Mobile ravennate ha rimesso mano al fascicolo. Agli atti gli investigatori avevano un fotosegnalamento avvenuto ad Arezzo nel 1998 più altri documenti riconducibili al complice. Da qui, gli elementi utili ad affinare le ricerche sull’altra sponda dell’Adriatico sono passati alla polizia di Valona, all’Interpol Tirana e alla Forza operazionale della polizia albanese, nell’operazione ribattezzata “Obiettivo”. Sotto la regia del Servizio per la cooperazione internazionale della direzione centrale della polizia criminale, in particolare dalla seconda Divisione, e dall’ufficio dell’Esperto per la sicurezza in Albania (in collegamento con l’Interpol Lione, sede centrale deputata alla diffusione delle ricerche internazionali), si è arrivati alla cattura che spunta una nuova casella all’interno del progetto di ricerca latitanti “Wanted 2025”.
Gjini, alias Marenglen, è stato portato a Tirana in attesa dell’estradizione per Roma.