Donati: «Questa Ravenna “aperta” piace ma scontiamo i pochi voli»

Ravenna

RAVENNA. La città che è ancora un po’ in affanno, soprattutto nelle giornate infrasettimanali. Qualcosa sul ricettivo però sta cambiando, e si spera in un parziale riallineamento dei numeri da luglio in avanti. Sempre con una vena d’ansia rispetto ai dati sanitari. Filippo Donati – albergatore presidente regionale di Assohotel – risponde durante un pomeriggio tranquillo, e deve interrompersi per l’arrivo due turisti svizzeri. «Del Canton Ticino e italiani, ma fanno statistica e morale per gli arrivi stranieri».
Sono quelli a mancare particolarmente, in questa stranissima stagione post-Covid?
«Beh, si tratta di un’estate che non dimenticheremo mai. E certamente i dati relativi ai turisti stranieri sono bassi, anche perché ancora i voli sono pochi e difficoltosi. Questo vale anche per gli spostamenti nazionali nelle isole. Abbiamo alcuni ospiti della Sardegna, giunti per motivi familiari o formativi, che ci hanno riportato di viaggi rari e costosi».
Ma quale situazione ci descrive negli alberghi ad oggi?
«Beh, più di qualcosa è già cambiato in questi ultimissimi giorni rispetto per esempio allo scorso weekend. Abbiamo qualche arrivo in più e iniziano a registrarsi prenotazioni. La sofferenza permane soprattutto per le giornate infrasettimanali».
Quindi vacanze più corte?
«Sì, e soprattutto un po’ frenetiche. C’è un pendolarismo esasperato, di cui si è notevolmente ampliato il raggio. Capita che i turisti dormano a Ravenna, facciano una giornata al mare, una a Faenza e magari una a Imola. E spesso risolvono tutto in un weekend. Stazionano comunque più al mare che non in città, in misura maggiore di quanto in questo periodo comunque avvenga».
Bisogno di percepire orizzonti più ampi?
«Sì, il mare offre questa sensazione. Invece la città d’arte è nell’immaginario legata a qualche biglietteria o visita guidata, oggettivamente dispreferite in questa fase».
Percentualmente quindi quale scenario possiamo disegnare, confrontandolo con la stagione passata?
«Forse è più corretto disegnarne due, di scenari. Uno infrasettimanale, e qui dobbiamo registrare un -30/40%, con il mare che soffre meno della città, come detto. Nel weekend invece ci si contiene a un -10/15%».
Cosa cercano i turisti?
«Tranquillità, serenità per lo più. Un po’ perché tanti hanno vissuto uno shock: i turisti lombardi sono divisi fra il guardingo e il rinfrancato quando realizzano che, almeno in spazi aperti e a un metro di distanza, possono togliere la mascherina. Si percepisce che hanno vissuto una fase molto più traumatica della nostra e i racconti sono talvolta commoventi. Ma sono molto colpiti dalle nostre strade ricolme di tavolini pieni di gente e dalla strada così attivamente vissuta».
Ritiene possa essere un volano per il turismo a tutto tondo?
«Beh, sicuramente ai ristoratori ha fatto bene. Ma al di là di ciò, se anche non penso che vedendo queste belle immagini un turista prenda la macchina e decida per questo di venire a Ravenna, certo così si restituisce un’idea di città aperta e vitale che fa bene anche al ricettivo. Dall’Amministrazione è stato dato un bel segnale, va detto. E gli operatori lo hanno concretizzato al meglio».
Per luglio cosa possiamo aspettarci?
«Le prenotazioni ci parlano di un parziale riallineamento con i dati 2019. Per agosto è presto, ma io direi di non seguire le strategie riminesi sulla Notte Rosa. Loro hanno 3mila alberghi, noi dobbiamo puntare a un’offerta più qualitativa. Ritengo sia ciò che richiede il momento. Ma ai colleghi dico: non pensiamo di fare statistica con questa stagione. Sarà diversa da tutte le altre e ritengo sia nel giusto chi afferma che serviranno un paio di anni per recuperarla».

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