De Pascale e la migrazione sanitaria in Emillia-Romagna: “Vanno governati i flussi da fuori regione”

Ravenna
  • 11 novembre 2025

Per i pazienti che vengono da fuori regione “non possiamo mettere un filtro”, ma come sta avvenendo con la Calabria “firmeremo dei protocolli con le singole regioni del sud per cercare di co-governare questi flussi di mobilità e intervenire dove sono impropri”. Perché il problema della migrazione sanitaria dalle regioni del sud “per loro è un problema ancora più grave che per noi”, scandisce il presidente dell’Emilia-Romagna Michele De Pascale: nel meridione, ricorda, questo fenomeno “loro lo pagano due volte”, dovendo garantire da un lato i servizi e dall’altro pagando per le prestazioni fatte al nord dai loro cittadini.

Stamattina de Pascale è tornato sull’allarme da lui lanciato la scorsa settimana nel salotto tv di Raitre “Restart” insieme all’assessore lombardo Guido Bertolaso. Il quale, per quanto riguarda singole intese con le regioni di provenienza dei pazienti, manifesta tutto il suo scetticismo: “Stiamo anche noi cercando di fare accordi con le altre regioni, soprattutto del centro-sud. Ma questo genere di accordi lasciano il tempo che trovano, se poi non vengono coinvolti direttamente i cittadini”. In Lombardia la migrazione per ora non crea eccessivo allarme, ma “se andate a vedere i Pronto Soccorso di alcune realtà ospedaliere di Milano vedete le persone che arrivano con la valigia”. I pazienti, racconta Bertolaso, “partono da altre parti d’Italia con la valigia, prendono il treno, arrivano alla stazione centrale e dopo si presentano al pronto soccorso dei vari ospedali denunciando ovviamente una patologia, un problema di salute, una qualsiasi situazione. Fanno i loro esami, i loro controlli, le loro visite e anche se non sono da codice rosso, se c’è bisogno di approfondimenti clinici vengono ricoverati e quindi entrano automaticamente nella assistenza clinica”.

Ciononostante, in Lombarda su 39 milioni di visite, esami in ambulatorio e interventi chirurgici sono ‘solo’ un milione e mezzo quelli dedicati a persone che arrivano da altre parti del paese. “Quindi siamo ancora su numeri gestibili”, conclude Bertolaso. L’assessore lombardo è comunque d’accordo con de Pascale sul fatto che sono le prestazioni di minore complessità quelle su cui intervenire.

“Un trapianto di cuore, un trapianto di fegato, un intervento salvavita, una cura oncologica di eccellenza - aveva detto il governatore dell’Emilia-Romagna- deve essere concentrata per sua natura e i nostri servizi di eccellenza sono servizi del Paese, non sono servizi dell’Emilia Romagna. Ma stiamo assistendo a numeri molto forti e in crescita anche nelle prestazioni di bassa complessità e questo non è più sostenibile e lo dico perché non è infinito il numero di infermieri, di medici, di Oss che possono vivere a Bologna, Modena, Parma”. E a chi sostiene che le regioni del nord ‘guadagnano’ dal fatto di sostenere pazienti del sud, De Pascale ricorda che per quanto riguarda l’Emilia-Romagna “noi spendiamo circa 12 milioni di euro in più rispetto a quelli che ci vengono trasferiti, che non è una cifra insostenibile, però non è un guadagno. Ma il problema più grande - aggiunge poi - non è tanto solo sui soldi, ma è anche sulla capacità di organizzare servizi per così tante persone in un territorio che ripeto per la carenza di medici, per la carenza di infermieri, per la carenza di Oss”.

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