Controlli e flessibilità: così l’Ausl si prepara alla prossima pandemia. Approvato il piano operativo: 510 posti letto

Ravenna

Il potenziamento del monitoraggio attraverso l’attività di medici sentinella (in modo che possa essere coperto il 4% della popolazione romagnola, ovvero poco meno di 49mila persone), come uno dei primi step. Poi un graduale rinforzo della sorveglianza epidemiologica, del tracciamento, di screening, tamponi ed eventuali quarantene, oltre alla predisposizione di campagne vaccinali anche a domicilio. E ancora soglie di allarme sulla base dei casi, percorsi ad hoc di accesso alle strutture sanitarie, punti tamponi e prelievi, task force multidisciplinari, rinvio o sospensione delle attività mediche differibili, ricorso a telemedicina e teleconsulti per limitare i contatti fino alla riorganizzazione dei posti letto ospedalieri in base alla gravità dell’andamento epidemico.

Le strategie

Scene già viste nel recente passato con l’emergenza Covid sulle quali si fonda il nuovo Piano operativo pandemico dell’Ausl Romagna, approvato a fine 2023, che contiene una serie di misure e indicazioni con cui l’azienda sanitaria si prepara ad affrontare una nuova eventuale epidemia, intesa nell’accezione più ampia: non solo coronavirus, insomma, ma qualunque agente patogeno per il quale non vi sia un’immunità preesistente nella popolazione. D’altronde, come queste settimane di forte afflusso negli ospedali dimostrano, l’esigenza di riuscire a fronteggiare un’emergenza sanitaria a trasmissione respiratoria rappresenta un tema di stretta attualità.

Il documento

Il documento varato traduce sul piano operativo direttive e strategie nazionali e regionali strutturandosi in due componenti. La prima, il manuale aziendale per la gestione dell’emergenza, testo che raccoglie le misure da adottare nella gestione dei casi e dei percorsi assistenziali. La seconda, il piano operativo dinamico che definisce come orientare e gestire ricoveri in base ai livelli di incidenza della malattia.

I numeri

Misure che si fondano e fanno tesoro di quanto avvenuto nel 2020 quando il Covid impattò sul sistema sanitario romagnolo come uno tsunami: a gennaio l’Ausl Romagna si trovò di fronte al virus potendo contare su 55 posti letto nei reparti di malattie infettive (20 a Rimini, 15 a Forlì, 20 a Ravenna) e 4 box in terapia intensiva (2 a Rimini, 1 a Ravenna e 1 a Cesena) quando in seguito alla prima ondata epidemica il 29 marzo venne raggiunto il fabbisogno massimo di posti letto in area internistica con 567 pazienti, mentre il 9 aprile medici e infermieri nell’area intensiva si trovarono alle prese con 91 degenti bisognosi contemporaneamente di assistenza.

Le prospettive

Quell’esperienza ha guidato i professionisti della sanità romagnola per mettere a punto le controffensive in caso di una nuova minaccia. Ipotesi tutt’altro che remota considerando che dalla Spagnola in avanti, tra il 1918 e il giorno d’oggi, ciclicamente sono scattati più campanelli d’allarme tra aviaria, Sars e Mers. L’organizzazione dinamica prevede l’individuazione dei centri deputati alla gestione acuta dell’emergenza negli ospedali di Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini, Lugo, Faenza e Riccione per i casi critici che necessitano non solo di ricovero ma anche di trattamento intensivo e subintensivo. Come rete di protezione nel caso in cui le capacità assistenziali lo rendano necessario, sono individuati i nosocomi di Cesenatico, San Piero in Bagno, Santa Sofia, Santarcangelo, Novafeltria e Cattolica per i casi meno gravi.

E nell’eventualità in cui venga saturata la capacità ricettiva della sanità pubblica, per gestire pazienti con un quadro clinico non preoccupante o quelli in via di guarigione entrerebbero in gioco le strutture private convenzionate.

Gli scenari

E se a livello nazionale viene definito “probabile” lo scenario in cui si debba convivere con onde epidemiche più o meno intense, a livello di piano di azione l’Ausl Romagna ha adottato un nuovo modello organizzativo dinamico basato su tre livelli di emergenza. Nel primo, il verde, vengono garantiti 150 posti letto nel momento in cui il tasso di occupazione dei reparti di malattie infettive dovesse superare il 70% della capienza: in questo caso verranno destinati per l’assistenza a tali pazienti 14 posti letto dedicati negli ospedali di Ravenna, Rimini e Forlì cui si sommano 25 posti letto nell’area di medicina internistica-geriatrica e 6 per accogliere pazienti con necessità di ventilazione meccanica non invasiva per ambito oltre a 5 per i casi critici e 2 posti tra Cesena e Rimini dedicati all’assistenza pediatrica. Nel caso in cui il tasso di occupazione in malattie infettive superi il 70% scatterà il livello arancione che prevede ulteriori 40 posti letto nei reparti di medicina interna-pneumologia, 8 posti letto per ambiti in area subintensiva e 14 in intensiva per complessivi 300 pazienti. Il livello di massima emergenza, quello rosso, prevede 510 posti letto e scatterà nell’eventualità in cui il tasso di occupazione dei reparti di medicina interna-pneumologia superasse l’80%, con ulteriori 60 posti letto per ambito e altri nei reparti intensivi e subintensivi in base alle necessità.

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