Commissione Teatri, Cassani tra i tre dimissionari in polemica col governo

C’è anche il ravennate Alberto Cassani tra i tre componenti della commissione consultiva per il teatro del ministero della Cultura che si sono dimessi a causa della scelta della maggioranza della Commissione di voler declassare la Fondazione teatro Nazionale della Toscana, che vede Stefano Massini alla direzione artistica. Decisione che vuol essere un segnale di allarme nei confronti di scelte che potenzialmente possono mettere a rischio anche le realtà teatrali dell’Emilia Romagna. L’organismo del ministero della Cultura valuta i progetti artistici dei soggetti che richiedono contributi pubblici e il declassamento o un giudizio negativo può incidere profondamente sulle sorti di un teatro e sull’accesso o meno al Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo. Nella commissione composta da sette persone, le tre figure dimissionarie sono in rappresentanza degli enti locali, Alberto Cassani per l’unione delle Province, Angelo Pastore per le Regioni e Carmelo Grassi per Anci, le restanti 4 sono di nomina ministeriale, tramite bando. A Firenze infuria la polemica che si è tutta spostata sul piano politico rispetto a quanto deciso dai membri di nomina ministeriale.
I timori
Sono almeno 40 i soggetti teatrali dell’Emilia Romagna finanziati dal fondo nazionale, ma se si conta anche l’ambito della danza e della musica che afferiscono ad altre commissioni, salgono a 100. I tre commissari hanno scritto una lettera al ministro della cultura Giuli motivando le dimissioni. «Avevamo già valutato tutte le domande su tutti i settori – racconta Cassani, attualmente capo di gabinetto dell’assessorato regionale alla Cultura - c’erano dei preaccordi come sul teatro nazionale della Toscana, poi c’è stato un ripensamento. Mi auguro che gli altri vengano rispettati. Se viene applicata la logica punitiva nei confronti dei soggetti dell’Emilia Romagna sarebbe uno sfregio istituzionale e artistico». L’Emilia Romagna è una delle regioni con più realtà sostenute dal fondo nazionale, si parla dei Teatri nazionali come l’Ert, dei teatri delle città e dei centri di produzione come Ravenna Teatro. «La commissione valuta progetti artistici ed esprime sensibilità politiche diverse. Nel momento in cui si perde il principio di equilibrio e si fanno spazio motivazioni pretestuose nella valutazione dei progetti artistici si crea un precedente. Non potevamo avvallare tutto questo, neanche rimanendo lì e votando contro. La nostra è una scelta grave e drastica, lo abbiamo fatto perché ci fosse un rilievo pubblico. Siamo di fronte a una situazione pericolosa per la libertà di espressione artistica dei teatri. Ci sono momenti in cui ci vuole coraggio e senso di responsabilità e occorre trovare la forza di reagire».