«Attenti all’uso delle chat, Ravenna non è il Bronx e c’è chi esagera»

RAVENNA. Alberto Emiliani è il fondatore del gruppo “Ravenna sos sicurezza”, una delle chat nate su whatsapp e poi aperte anche su Facebook per comunicare informazioni agli utenti in merito a possibili reati in corso o commessi.
I dati del Viminale dicono chiaramente che i reati a Ravenna sono in diminuzione, ma la percezione è che invece aumentino sempre più. Lei non ritiene che anche gli strumenti come il suo contribuiscano ad aumentare questa percezione errata?
«Non c’è dubbio che quando le persone, specialmente tramite i social, vengono bombardate da una plurima informazione riguardante reati commessi o presunti la loro percezione di insicurezza aumenta notevolmente. È quello che io chiamo: l’effetto altoparlante. Per questo bisogna stare molto attenti all’utilizzo dell’informazione, anche perché i gruppi come il nostro non hanno una fotografia globale della situazione, ma piuttosto limitata. Per quanto mi riguarda cerco sempre di non soffiare sul fuoco».
Leggendo i commenti ai vostri post su Facebook si vedono frasi come: «Ravenna è diventata un Bronx». Come vede, l’informazione data in un certo modo porta poi a trascendere e soprattutto a far incattivire le persone.
«Diciamo che a volte sui social network le persone si lasciano andare a considerazione assolutamente esagerate. Ravenna non è certamente come il Bronx e non vogliamo che passi questo tipo di messaggio. Anche per questo noi come “Ravenna sos sicurezza” spesso interveniamo, cancellando commenti che non hanno nulla a che vedere con la filosofia del gruppo, o addirittura cacciando persone indesiderate».
Non ritiene, quindi, che la vostra sia un tipo di informazione che dovrebbe quindi essere trasmessa solo alle forze dell’ordine e non al pubblico?
«Noi già oggi cerchiamo di mantenere il flusso delle informazioni su Whatsapp tra un numero limitato di persone. Su Facebook però è difficile arginare poi le condivisioni e il dilagare delle informazioni. Io dico sempre che noi non siamo la base, perché la base sono le forze dell’ordine. È a loro che le persone devono rivolgersi. Noi cerchiamo solo di fare un servizio sociale, nel tentativo di aiutare i cittadini a difendersi e soprattutto a convincerli a denunciare ogni volta che accade loro qualcosa di poco piacevole».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui