Alluvione a Traversara, la Procura di Ravenna: “Non cerchiamo capri espiatori, ma spiegazioni” VIDEO

Ravenna
  • 19 dicembre 2025

«Quando la provincia di Ravenna era a terra per le alluvioni del 2023 e poi per quella del 2024, la gente voleva sapere che cosa fosse accaduto. Non cerchiamo capri espiatori né colpevoli a tutti i costi, ma vogliamo capire che cosa è successo per fornire spiegazioni e per evitare che possa accadere di nuovo. Questa è una prima risposta che arriva dall’inizio delle indagini».

Così il procuratore capo Daniele Barberini ha commentato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato a 12 indagati - tra funzionari e dirigenti della Protezione civile locale e regionale, direttori dei lavori e rappresentanti legali delle ditte coinvolte - nell’inchiesta sull’alluvione che tra il 2023 e il 2024 ha devastato Traversara e Boncellino.

Alla conferenza stampa di questo pomeriggio a Ravenna erano presenti anche il comandante provinciale dei carabinieri Andrea Lachi, i comandanti dei nuclei investigativi dei carabinieri e dei carabinieri forestali, oltre al sostituto procuratore Francesco Coco, titolare del fascicolo insieme allo stesso Barberini. «I reati contestati - ha precisato il procuratore capo - sono di natura colposa. L’oggetto specifico dell’indagine riguarda i lavori eseguiti in quella zona e in quel periodo. Si tratta di un reato di pericolo: dagli accertamenti emerge che gli interventi realizzati nel 2023 e nel 2024 non avrebbero soddisfatto gli standard di sicurezza previsti». Con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, ha aggiunto Barberini, «si apre ora una nuova fase del procedimento: gli atti saranno messi a disposizione degli indagati, che potranno prendere visione delle conclusioni dei consulenti della Procura».

Il sostituto procuratore Francesco Coco ha quindi ricostruito il lavoro investigativo: «L’indagine è durata 14 mesi. Sul piano tecnico ci siamo avvalsi di esperti di telerilevamento, di consulenti del Politecnico di Milano e sono stati effettuati carotaggi sugli argini».

«Abbiamo rilevato - ha concluso Coco - l’esistenza di diversi piani progettuali, tutti protocollati e conosciuti dagli indagati, alla luce della loro posizione di garanzia. Ora gli indagati potranno presentare memorie difensive e chiedere di essere ascoltati».

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