RAVENNA. L’inchiesta sull’alluvione non restituisce le case ma offre un po’ di soddisfazione per gli alluvionati. «La notizia della positiva conclusione delle indagini relative all’alluvione del Settembre 2024», scrivono in una nota Comitato Progetto Futuro Sicuro – Traversara, Associazione S. Agata 17 Maggio 2023 – S. Agata Sul Santerno, Comitato Alluvionati – Lugo, Comitato Noi Ci Siamo – Ravenna, «rappresenta, finalmente, un primo segnale. Piccolo, tardivo, ma necessario. Il fatto che le indagini sull’alluvione di Traversara abbiano portato a individuare responsabilità tecniche, parlando apertamente di incuria, omissioni e lavori fatti male, è un passo importante verso quella verità che le comunità colpite attendono da troppo tempo. Non restituisce le case, non cancella la paura né il fango entrato nelle vite delle persone, ma rompe almeno il muro del silenzio e dell’impunità».
«C’è soddisfazione», aggiungono, «nel vedere riconosciuto, nero su bianco, che quanto accaduto non è stato solo “maltempo” o “fatalità”. Che esisteva un rischio noto, studiato, segnalato. Che c’erano piani, interventi previsti, opere mai realizzate. E che dopo gli eventi del 2023 non si è fatto ciò che era doveroso fare. Questo conta, perché restituisce dignità alla sofferenza di chi ha pagato sulla propria pelle errori e negligenze. Allo stesso tempo, però, lascia amarezza il fatto che i riflettori appaiano puntati solo verso il livello inferiore del sistema politico e amministrativo preposto a garantire la sicurezza del territorio e dei cittadini. Una scelta forse comprensibile sul piano giudiziario, ma che alimenta la sensazione di una responsabilità sempre un po’ anonima, diluita, tecnica».
«E infatti», scrivono i comitati, «il punto più doloroso è proprio questo: sotto accusa finiscono dei tecnici, funzionari, figure operative, le imprese. Non i responsabili politici. Perché i disastri non nascono in pochi mesi, né da una sola firma. Nascono da decenni di scelte mancate, di rinvii, di piani ignorati, di fondi non spesi o spesi male. Da una politica che ha preferito voltarsi dall’altra parte, inseguire l’emergenza anziché la prevenzione, il consenso immediato anziché la sicurezza di lungo periodo. E’ dalla politica che è mancato l’impulso a fare ciò che era necessario per mettere in sicurezza il territorio e, con esso, le nostre vite. Questo primo passo verso la verità va riconosciuto e difeso, ma non può bastare. La giustizia non sarà completa finché la responsabilità resterà confinata ai livelli tecnici e non salirà, finalmente, dove per anni si è scelto di non decidere e non agire. Solo allora Traversara e tutti gli altri luoghi feriti dalle alluvioni in Romagna del 2023 e del 2024 potranno sentirsi davvero ascoltati. Siamo comunque grati per la tenacia, che traspare da questi risultati, da parte dei Procuratori Daniele Barberini e Francesco Coco, titolari delle indagini. Siamo certi che le indagini stesse, delle quali attendiamo di poter esaminare gli atti, porteranno ulteriori elementi per Traversara e le altre zone colpite. Siamo altrettanto certi che emergeranno le responsabilità anche per le alluvioni del Maggio 2023, sebbene l’archiviazione delle ipotesi di reato di omicidio colposo, a nostro avviso prematura, non consentirà di portare piena giustizia alle famiglie delle 17 vittime, di cui 9 nella sola provincia di Ravenna».
«Consci della vastità dei fenomeni alluvionali che ci hanno colpito e delle complicanze che ne derivano per le attività investigative», concludono, «come comitati dei cittadini alluvionati abbiamo ritenuto importante firmare congiuntamente questo comunicato, per sottolineare la nostra piena collaborazione e unità di intenti. L’obiettivo è continuare ad apportare contributi alle indagini, attraverso denunce che facciano confluire elementi di rilievo, sia per i profili di responsabilità pregressa, che per l’attuale inerzia nel fronteggiare la persistente situazione di pericolo».