Adesca ragazzina in un bar di Russi, condannato ultracinquantenne

RUSSI - Un bigliettino scritto a mano, con una frase che vale la condanna a un anno e quattro mesi: c’era scritto, “Ciao! Mi chiamo (...) mi piacerebbe diventare tuo amico! Chiamami così ne parliamo e se possibile ci incontriamo. Ciao!”. A scriverlo un uomo ultra-cinquantenne, che all’interno di un bar di Russi aveva puntato una minorenne in attesa della campanella per entrare a scuola. Ieri, per quanto accaduto nel 2020, è arrivata la condanna da parte del giudice Antonella Guidomei, che ha ritenuto quella frase sufficiente a consolidare le accuse di adescamento di minore.

L’incontro tra l’uomo e la studentessa, all’epoca nemmeno 14enne, era avvenuto in un bar. Lui, un habitué, l’aveva notata tra gli avventori, in quanto accadeva spesso che attendesse insieme agli altri compagni il suono della campanella della prima ora di lezione nella vicina scuola media. Non appena i genitori della ragazzina sono venuti a sapere di quell’approccio dai risvolti inquietanti, hanno sporto denuncia. Non c’è voluto molto per identificare lo sconosciuto: nel biglietto consegnato all’adolescente c’erano tutti i suoi dati. I contatti tra lui e l’adolescente si sono limitati a qualche fugace scambio di battute, circostanza che aveva inizialmente ventilato la possibilità di estinguere il reato con una messa alla prova, affrontando un percorso affiancato da un supporto psicologico.

Non si tratta di un solo episodio contestato. Secondo quanto denunciato dai genitori della minore l’uomo avrebbe tentato più volte l’approccio con la ragazzina, sempre nei minuti precedenti l’inizio della scuola e sempre nei pressi del locale pubblico. Ne sarebbero venuti a conoscenza, tuttavia, solo quando la figlia aveva consegnato il bigliettino; non un pezzo di carta qualsiasi, ma un biglietto da visita vero e proprio, che riportava nome, cognome, numero di telefono e pure la ditta per la quale l’uomo lavorava. La difesa dell’imputato, durante l’arringa, ha insistito sull’assenza dell’elemento psicologico e sul fatto che quel biglietto, molto equivoco, non fosse idoneo a configurare il reato di adescamento poiché più simile a un ammiccamento senza provare che ci fosse una finalità specifica.

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