Ravenna, Yuri, asso del badminton sulla sedia a rotelle: "Vorrei una palestra per allenarmi"

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Quindici anni fa gli esiti di un incidente stradale lo hanno lasciato in sedia a rotelle ma Yuri Ferrigno, ravennate classe 1987, non si è arreso è oggi è uno dei più forti giocatori al mondo di parabadminton, una versione per atleti in condizioni di disabilità della disciplina nota in Italia anche con il nome di volano. Quattordicesimo nel ranking mondiale dei singoli e primo nella classifica del doppio insieme alla compagna di squadra peruviana, tre titoli nazionali all’attivo e il quarto consecutivo nel mirino per i campionati che inizieranno a Milano nel prossimo fine settimana, Ferrigno ha a portata di racchetta la qualificazione alle paralimpiadi di Parigi del 2024: «Questo - afferma - al momento è il mio obiettivo primario. I Giochi sono l’apice per ogni sportivo». Competitività e tenacia, d’altronde, sono scritti da sempre nel dna di Yuri, che viene da una famiglia di sportivi, con lo zio che è stato calciatore professionista nel Como e un’infanzia passata a sua volta sul rettangolo verde, prima che l’incidente sparigliasse le carte del suo destino senza però riuscire ad averla vinta. Obiettivi raggiunti e prospettive future richiedono grandi sacrifici, e non solo per le sei ore di esercizio che Ferrigno svolge nel capoluogo lombardo dal lunedì al venerdì, unico para-atleta ad impiegare il centro tecnico federale nel quale si allena la nazionale italiana normodotati di badminton. Nella sua Ravenna, dove torna nel fine settimana, non c’è nessuna struttura in grado di ospitare gli sportivi di questa specialità, anche se in passato Ferrigno aveva chiesto di aprire un dialogo con il Comune su questo tema: «Chiesi di poter avere una palestra in cui allenarmi. Visti i risultati internazionali, credevo che potesse anche essere un modo per dare visibilità alla mia città, ma non sono mai riuscito a trovare un appoggio concreto - racconta -. Grazie ad un amico mi era stato messo a disposizione il Villaggio del Fanciullo, poi ho deciso di spostarmi a Milano perché lì vive la mia allenatrice, Megumi Sonoda. Chiaramente sarebbe più agevole riuscire a rimanere a casa, anche a livello di vita sociale». Insomma, sembra davvero il caso di dover dare ragione al detto per il quale “nessuno è profeta in patria”, ma non è questo l’unico aspetto che per l’atleta richiederebbe più attenzione: «Forse - riflette - servirebbe una maggiore sensibilità, a cominciare dai parcheggi per i disabili. A Ravenna sono quasi tutti al contrario, con il marciapiede sul lato del guidatore. Come se non potessimo guidare ma solo essere trasportati». Ferrigno, però, non è una persona che si lascia scoraggiare ed è abituato a ragionare in maniera pragmatica, come ha fatto quando, dopo i nove mesi di riabilitazione seguiti all’incidente, si è subito informato per capire quale sport facesse per lui, approdando così al badminton: «Lo sport è la mia vita - dice -. Lì trovo quello sfogo e quella passione che solitamente è difficile fare coincidere con un vero e proprio lavoro. Credo che rappresenti uno dei punti di riferimento più importanti per una persona: lo sport ti fa ragionare per obiettivi e questo genera continuamente nuovi stimoli e idee».

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