Ravenna, Verlicchi (Pigna): "Il dipendente indagato chiamò Ticchi"

RAVENNA - Che il dipendente comunale indagato avesse fatto il nome di Roberto Ticchi, La Pigna è venuto a saperlo la sera stessa dell’interrogatorio. A rivelarlo è la stessa candidata sindaca e capogruppo della lista civica Veronica Verlicchi. «Quella sera – spiega al telefono – questa persona chiama Ticchi per informarlo di cosa era accaduto e per dirgli che, davanti al pm, aveva fatto il suo nome e quello della Pigna». È grazie a questa dichiarazione della Verlicchi che, a questo punto, si arricchisce di un significato chiaro il post criptico su Facebook che la candidata fece proprio il giorno dopo il sequestro dei computer e dei telefonini dagli uffici di Palazzo Merlato. Dodici righe nelle quali l’esponente della Pigna sparò a zero. «La Stasi – aveva scritto – era la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica democratica tedesca. Tale organizzazione per anni ha usato il monitoraggio, l’intimidazione, la detenzione contro avversari e critici nei confronti del regime». E poi ancora: «La pratica di utilizzare un corpo di polizia a servizio degli interessi di un Partito di governo e contro i proprio nemici politici è purtroppo ancora attiva. Si aggiunga poi – colpendo anche la magistratura – che il “sistema Palamara” è ben lontano dall’essere estirpato. E vi assicuro che non bisogna andare tanto lontano per trovare tutto questo».

Contattata dal Corriere Romagna sull’indagine che, per ora solo indirettamente, coinvolge il partito da lei rappresentato, Veronica Verlicchi non si sottrae al confronto, perché a suo dire «questo è a tutti gli effetti un processo politico». «La persona ora indagata – precisa, cominciando dal principio – mi contattò prima del Covid per parlarmi di alcuni problemi legati alla gestione dei dipendenti comunali. Fu l’occasione per scambiarci i numeri di telefono, ma alla fine il contatto più stretto lo costruì con Roberto. Venendo al parere di Arpae, lo inviò via sms a Ticchi, dicendogli che lo aveva trovato nella stampante. E noi, vista l’importanza del documento e il fatto che, essendo io consigliere, avremmo potuto richiederlo comunque, decidemmo di non aspettare e uscire subito con un comunicato».

Quanto accaduto, stando alle parole della candidata sindaca, sembrerebbe però il frutto di una prassi quasi consolidata. È lei stessa, infatti, che alle nostre domande risponde ammettendo: «Poi, che ci abbia dato indicazioni anche su altri argomenti, come ad esempio quello sul progetto del palazzetto, questo sì. È una consuetudine ricevere spunti, su cui poi facciamo approfondimenti».

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