Ravenna, un emendamento per tornare ad estrarre il gas

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Un nuovo emendamento chiede di tornare ad estrarre il gas nel nord dell’Adriatico. Prima c’era stata la moratoria, e dopo il Pitesai (il “piano regolatore” delle estrazioni approvato l’anno scorso). Inoltre, per l’area offshore a nord della foce del Po una legge imponeva di bloccare le concessioni per azionare le trivelle. Un triplo blocco, ancora perdurante, a fronte del quale i medesimi giacimenti rimanevano però attinti dalla Croazia, che non ha mai sospeso le attività. Ora un testo, che modificherebbe il decreto sul Pnrr, firmato dal senatore dem ravennate Stefano Collina (e dalla collega di Fi Claudia Porchietto) aprirebbe a questa possibilità, modificando le distanze entro le quali sono possibili le esplorazioni di ricerca di metano. Secondo il testo depositato a Palazzo Madama dai due senatori verrebbe “consentito il rilascio di nuove concessioni di coltivazione in zone di mare poste fra 9 e 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette”. Oltre a rendere possibili “le concessioni di coltivazione di idrocarburi poste nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia e aventi un potenziale minerario di gas per un quantitativo di riserva certa superiore ad una soglia di 150 Mln mc”.

Un testo sul quale il senatore eletto nel collegio di Ravenna, realtà che impiega 3mila persone sul ramo dell’oil and gas, ora attende «il giudizio di ammissibilità da parte della presidente Casellati, il cui responso non è ovviamente scontato. Va detto che il decreto di cui parliamo è sostanzialmente un omnibus, contenente elementi anche molto differenti tra loro. Da parte mia, quindi – spiega Collina – non ravvedo motivi che lo possano vedere cestinato per incoerenza con la tematica del decreto».

Secondo il parlamentare di origine faentina il mettere al centro dell’attenzione l’estrazione di metano italiano ritorna di attualità dopo che «nel consiglio europeo straordinario, indetto proprio sulla tematica dell’energia e del gas – sottolinea Collina – è stato introdotto con forza e per la prima volta in maniera ufficiale in sede europea la rilevanza delle fonti autoctone di gas per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti». Questo cambio di prospettiva che giunge in sede europea quindi «chiarisce come sia necessario un approccio concreto e non ideologico alla tematica del mix energetico. Al momento il nostro fabbisogno di gas è di oltre 70 miliardi di metri cubi di gas. Bisogna spingere sulle rinnovabili e possiamo pensare che di qui al 2040 questa quota possa essere dimezzata o anche più. Però avremo ancora bisogno di gas, anche in futuro – considera il senatore del Pd -. Ora l’Europa afferma che è importante che è bene tutelare la produzione autoctona di gas e questo testo ci consentirebbe di ripartire in tal senso. Fra due anni torneremmo, in questo modo, ad avere una significativa estrazione di gas nazionale. Il tema era stato posto già nei mesi scorsi, ma era stato risposto che due anni erano una prospettiva troppo lunga, che servono soluzioni d’urgenza. Questo testo invita, invece, ad avere una strategia per i prossimi vent’anni».

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