Ravenna, tra Goethe e Schumman il Faust diventa rapsodico

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“Dal ciel sino all’inferno”: dall’alto fino giù, con lo sguardo rivolto in basso, affacciati dai palchi a quella sorta di “pozzo” che sarà la platea trasformata in scena animata dal coro e dall’orchestra: «Il sottotitolo della “Faust rapsodia”, richiamando le assonanze dantesche del poema di Goethe, sembra quasi descrivere la collocazione inedita degli interpreti, e quindi anche le difficoltà che il distanziamento comporta».

È Antonio Greco a raccontare, direttore dell’Orchestra Cherubini e dell’omonimo Coro nella produzione in scena oggi, 1 ottobre, al teatro Alighieri per la “Trilogia d’autunno” di Ravenna festival. Lo sentiamo in una pausa dalle prove di questo “Faust” che avrebbe dovuto debuttare un anno fa e che la pandemia ha invece congelato: «Per me – spiega – si tratta della chiusura di un ciclo. Lo scorso anno, appena prima delle prove d’orchestra mi sono ammalato di Covid, quindi ho atteso questa ripresa come la fine di un travaglio che è stato di tutti ma anche molto personale».

In questa rapsodia tutte le arti si intrecciano e la parola recitata, quella di Goethe nella traduzione ottocentesca di Andrea Maffei, sembra avere una funzione guida: qual è il ruolo della musica, ovvero delle “Scene dal Faust” di Schumann?

«È lo stesso che gli assegna il compositore nell’approcciarsi a Goethe, a un testo di cui si innamora, dal quale si sente schiacciato e che affronta con grande umiltà, dando vita a un capolavoro capace, come già avevano capito gli amici che all’epoca ne avevano ascoltato alcuni numeri, di spiegarne con ancora maggior profondità il senso. Così quello tra prosa e musica è l’intreccio di due mondi complementari, dove la musica ha un ruolo fortemente emozionale».

Però la composizione di Schumann è tagliata e piegata a un progetto diverso: come conserva la sua forza espressiva?

«Il taglio teatrale scelto dal regista e drammaturgo Luca Micheletti si scontra con gli squilibri di una musica che si concentra sulla parte finale dell’opera di Goethe... Ma il senso si raccoglie nell’idea stessa di rapsodia, perché tutto è rapsodico: il testo a cui il poeta si dedica per l’intera vita, così come la musica che nasce incompleta e frammentaria, seppure straordinariamente coerente. Così l’intreccio delle due trame avviene a volte per suggestione, altre per sviluppo narrativo, ma anche negli accostamenti che appaiono più arditi l’efficacia espressiva non viene mai meno. In ogni caso, ho vissuto questa produzione come un privilegio, perché entrare nella routine del lavoro di prosa, nella gestione musicale della compagnia teatrale messa in atto da Micheletti, che a sua volta è musicista, mi ha offerto un punto di osservazione importante per approfondire l’interpretazione della partitura. Nella compenetrazione reciproca di due arti gemelle».

Un privilegio ma anche una responsabilità: il suo ambito d’elezione è il repertorio barocco sia in veste di maestro di coro che di direttore di ensemble, mentre qui approda al romanticismo e a un podio particolarmente complicato.

«Una grande responsabilità certo, che affronto con il massimo della dedizione, anche perché questa è un’opera che amo profondamente e in cui, come interprete barocco, ritrovo la strada segnata da Bach, ritrovo quel suo pensiero che si insinua nelle prime espressioni romantiche. Non sarà certo uno Schumann barocco il mio, ma non posso trascurare le influenze bachiane che emergono con forza, per esempio, nelle esposizioni di fuga e negli affreschi corali, né l’atteggiamento compositivo che a lui rimanda».

Il prologo

Le suggestioni dantesche che permeano questa “Faust rapsodia”, si mutano in riferimento esplicito con il prologo posto in apertura: Quanto in femmina foco d’amor, “mistero per voci e pellegrine” nato da un’idea di Cristina Muti, su testo di Francesca Masi, che intesse un dialogo tra alcune delle figure femminili della Commedia, punteggiato da mottetti tratti dal medievale Codice de Las Huelgas e di cui lo stesso Luca Micheletti cura la mise en espace alla basilica di San Francesco.

Lo spettacolo va in scena al teatro Alighieri alle ore 21; il prologo alla basilica di San Francesco alle 19.30 (repliche sabato 2 e domenica 3 ottobre).

Info: 0544 249244
www.ravennafestival.org

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