Ravenna, "The passengers" film sociale per il diritto alla casa

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Arriva nelle sale del Cinemacity venerdì 25 febbraio il film di Tommaso Valente e Christian Poli “The passengers”, prodotto da Kamera Film, un docufilm dedicato al progetto “Housing first. Prima la casa” gestito dal consorzio di cooperative sociali Solco e finanziato dai Comuni della provincia di Ravenna.

“Housing first” è un progetto di contrasto alla marginalità, che ha come obiettivo quello di offrire alle persone senza dimora la possibilità di abitare una casa, come segno fondante di ripartenza e di ricostruzione della propria vita.

Tommaso Valenti è uno degli autori e regista di “The passengers”: da dove nasce il progetto di questo film?

«Negli anni la mia attenzione è sempre stata rivolta alla relazione tra uomo e società, tra uomo e ambiente, quindi da questo punto di vista è una tematica che mi è stata sempre molto vicina. La particolarità di questo progetto è che è basato sull’autonomia e il diritto all’abitare, che non sono due cose scontate, quando poi si parla di servizi sociali. Mi hanno convinto a sviluppare un progetto all’interno di questi appartamenti, coinvolgendo anche Christian Poli, che è anche coregista del film: abbiamo fatto prima un cortometraggio, nel 2017, in uno degli appartamenti a Ravenna di questo progetto. Poi abbiamo cominciato a sviluppare un lavoro più ampio, più di ampio respiro, appunto un film che è stato subito pensato per il cinema proprio per una questione di linguaggio, nel senso che la nostra non era un’inchiesta, non era un film di denuncia: era un film sociale a tutti gli effetti, inteso proprio come racconto delle storie di queste persone. Ho sempre ritenuto che, come c’è un diritto all’istruzione, un diritto all’abitare, un diritto alla vita, un diritto alla salute, un diritto alla dignità di ogni essere umano, c’è un diritto a scegliere e a essere consapevoli di come ci si racconta. In questo senso per me è stato meraviglioso l’obiettivo principale che siamo riusciti a raggiungere: i nostri protagonisti sono stati dei compagni di viaggio, non il soggetto di un film, ma ci hanno realmente accompagnato. Abbiamo fatto un film con loro, non su di loro».

Che tipo di rapporto si è instaurato con i protagonisti?

«La relazione è fondamentale, perché è riuscire ad avere le chiavi di una storia e poter lavorare con chi l’ha vissuta in prima persona, soprattutto quando questa storia non è rose e fiori, non è spesso una storia gioiosa. Ecco, bisogna guadagnare tanta fiducia e noi l’abbiamo guadagnata con la semplicità: in nessun momento abbiamo voluto chiedere “fai questo, fai quello”, in nessun momento abbiamo voluto imporre la nostra visione. E mi sento di parlare anche per Christian. E questo è sicuramente fondamentale, secondo me, nella creazione del rapporto. E poi tutti gli esseri umani, tutti noi siamo predisposti a riconoscere la sincerità e quindi, nel momento in cui ci poniamo in maniera semplice e sincera, veniamo ripagati allo stesso modo. E questo penso che emerga dal film ed è sicuramente importante».

In un certo senso, anche la realizzazione del film si inserisce nel progetto di accompagnamento di queste persone verso uno stile di vita diverso?

«A me piace dire che abbiamo costruito insieme la casa per le storie dei protagonisti e lo abbiamo fatto mentre tracciavamo il percorso verso la casa per la loro vita. In questo senso io penso di sì, che questo film faccia parte a 360 gradi di quella che è la loro esperienza in questo percorso verso il ritrovamento di un’identità attraverso quello che forse ce la dà più di tutti: la nostra casa».

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