Ravenna, sulle strade urbane 10 morti l'anno, ecco perché si pensa a "zona 30"

RAVENNA - Sono 87 le persone morte sulle strade comunali urbane della provincia di Ravenna nell’arco di tempo che va tra il 2014 e il 2021. E se non ci fossero stati anni a circolazione molto (il 2020) o parzialmente (il 2021) ridotta a causa della pandemia, il dato registrato dal centro studi Aci-Istat sarebbe probabilmente più alto. Nello stesso arco di tempo gli incidenti sulle strade urbane sono stati 7.600. I numeri, in anni non pandemici, si aggirano attorno al migliaio ogni anno. Spesso tra le vittime degli incidenti che avvengono nelle zone urbane ci sono pedoni e ciclisti vittime di investimenti e proprio per loro il Comune di Ravenna sta pensando di allargare le aree classificate come “zona 30”, dove le auto non possono superare quel limite di velocità. Lo ha prospettato ieri parlando al Corriere Romagna il vicesindaco Eugenio Fusignani, ipotizzando di coinvolgere anche zone del centro o dei lidi e del forese. Fusignani è però cauto su un’applicazione generalizzata della misura, anche se sono tre – secondo il Piano urbano della mobilità sostenibile – le zone in cui a Ravenna si registrano più incidenti e sono ovviamente quelle più trafficate: l’asse tra via Sant’Alberto, via di Roma e via Romea Sud; la via Faentina e l’itinerario che collega via Sandro Pertini a viale Alberti. L’applicazione di una “zona 30” in queste strade non è però prevista nel piano che mira invece ad aree residenziali. Va detto che Ravenna non parte da zero: al momento l’area in cui è previsto il limite di velocità misura 5,71 chilometri quadri e corrispondono al centro storico e ad alcuni quartieri al di fuori delle mura. Il Pums prevede un allargamento ad altre zone ma i criteri in cui applicare il limite non sono tanto quelli del traffico quanto dell’utenza che frequenta le zone: «Presentano di norma la necessità di una moderazione della velocità e sono caratterizzate dalla presenza di aree a prevalente destinazione residenziale, di scuole, di parchi e giardini, di zone ospedaliere», si legge nel piano. Prima però bisognerà rendere più evidenti quelle attuali, perché il documento spiega come «sebbene estese a molte zone del centro urbano, non paiono ben caratterizzate (ad esempio da puntuali interventi fisici), riducendo l’effettivo grado di moderazione della velocità».

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